Genova – Fumata nera, a Roma, per il futuro delle acciaierie ex Ilva di tutta Italia e scatta la protesta dei sindacati e dei lavoratori che si dicono pronti a rimettere in piedi i blocchi della scorsa settimana e “a oltranza” sino a quando non arriveranno segnali concreti da parte del Governo e delle aziende che si candidato a rilevare gli stabilimenti.
Non è per niente rassicurante, per lavoratori e sindacati, quanto emerso dall’incontro convocato in estremis dal ministro Urso dopo il perdurare dei blocchi stradali e dello sciopero dei dipendenti delle ex acciaierie Ilva a Genova come nel resto d’Italia.
Preoccupazione dei sindacati e cresce il nervosismo tra i lavoratori che potrebbero riprendere subito la protesta, con nuovi blocchi stradali come quelli che hanno paralizzato il traffico a Genove per due giorni.
I rappresentanti dei sindacati hanno già chiarito, infatti, che la lotta riprende e hanno annunciato nuova battaglia per garantire posti di lavoro e futuro per il colosso dell’acciaio italiano.
Il Governo avrebbe infatti annunciato la permanenza a Genova della produzione della banda stagnata (la latta) ma con un calo della produzione di 200mila tonnellate all’anno e con circa 580 lavoratori impegnati. Una settantina invece sarebbero destinati alla formazione per un ipotetica furura trasformazione della produzione (il forno elettrico?).
Ben 280 invece i lavoratori che andrebbero in cassa integrazione.
“Così andiamo verso la chiusura – ha dichiarato Armando Palombo della rsu fiom Cgil.
Il sindacato parla apertamente di fallimento del tavolo organizzato a Roma e annuncia che lunedì mattina i lavoratori si riuniranno in assemblea davanti ai cancelli a Cornigliano e decideranno cosa fare. Quasi certamente partirà una nuova manifestazione con corteo e non si escludono nuovi blocchi stradali che resterebbero “ad oltranza”.
Secondo il Ministero, invece, non ci sarebbe “nessun piano di chiusura, anzi l’esatto contrario: attività di manutenzione indispensabili per garantire la continuità produttiva e raggiungere il massimo della capacità possibile, assicurando la piena sicurezza dei lavoratori”.
Il ministro Urso ribadisce: “che non è previsto alcun ulteriore ricorso alla cassa integrazione, come già illustrato con estrema chiarezza nel corso dell’ultimo tavolo a Chigi”.
L’incontro è avvenuto oggi a Palazzo Piacentini con le organizzazioni sindacali territoriali dell’ex Ilva, con i rappresentanti delle Regioni Puglia, Liguria e Piemonte e con gli Enti locali ove hanno sede gli stabilimenti del Gruppo.
Un incontro convocato – come ricordato dal Ministro in apertura dei lavori – accogliendo le richieste giunte dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova insieme alle segreterie sindacali degli stabilimenti del Nord e, a seguire, dalle segreterie territoriali pugliesi di Fim, Fiom, Uilm e Usb, nonché dal presidente della Regione Puglia, dalla Provincia e dal sindaco di Taranto.
“Grazie al confronto con istituzioni locali e sindacati territoriali, i commissari straordinari sono potuti intervenire sulla programmazione delle manutenzioni recependo alcune delle loro richieste”, ha aggiunto il Ministro Urso. I Commissari straordinari hanno quindi annunciato il proseguimento della produzione di banda stagnata a Genova e di zincato a Novi Ligure, con 849 lavoratori in servizio. Le attività di formazione riguarderanno quindi una platea di 701 lavoratori, anziché 1.550.
Proseguono inoltre, come confermato dai Commissari, i negoziati con i due player che hanno partecipato alla gara, estesi nelle ultime settimane a due nuovi soggetti industriali extra-UE che hanno manifestato interesse per l’ex Ilva. Negoziati che – come previsto dal bando – porteranno anche a individuare e rendere disponibili le aree dell’ex Ilva non occupate da strutture o impianti produttivi, a Taranto come a Genova, così da favorire la localizzazione di nuove iniziative industriali.
“Su questo mi confronterò anche nelle prossime settimane con Presidenti di Regione e Sindaci – ha aggiunto Urso – perché più veloce è la decarbonizzazione, più diventa necessario investire subito nelle aree libere, favorendone la reindustrializzazione e creando nuove condizioni di occupazione sul territorio”.
“Siamo tutti chiamati a lavorare insieme – Governo, istituzioni locali e parti sociali – per portare a termine un percorso che assicuri una soluzione industriale solida e sostenibile”, ha dichiarato infine Urso. “Un invito quindi alla responsabilità, proseguendo sulla strada del confronto che come Governo abbiamo sempre assicurato, perché questa partita non riguarda singoli territori ma l’intero nostro Paese”.


























