Atene (Grecia) – Oltre il 60% dei Greci ha votato No all’ipotesi di nuovi taglie e nuove politiche di austerity imposte dall’Unione Europea per risanare i conti dello Stato.
Un’economia in ginocchio e la prospettiva di tagli alle pensioni e dei posti di lavoro, con passi indietro nei diritti dei lavoratori hanno fatto pendere l’ago della bilancia verso il “No”.
A fare la differenza e a “sorprendere” analisti e politologi, è stato il voto in massa dei giovani, tradizionalmente lontani dalla politica eppure molto dinamici in questa campagna elettorale che, di fatto, potrebbe aver deciso per il loro futuro.
Unanime il commento dei Greci al voto: il No non significa che la Grecia vuole dire basta all’Europa o uscire dall’Unione Europea ma, piuttosto, pretende una nuova politica meno drastica nei confronti delle nazioni che hanno economie in difficoltà.
Dopo i risultati lo straordinario bagno di folla di Tsipras che, dato in difficoltà prima del voto, ora è forte più che mai del potere conferito direttamente dal referendum popolare.
Già da domani le trattative con la Troika e con quegli apparati finanziari e tecnici che, secondo la maggior parte dei Greci, sta strozzando l’economia greca minandone il futuro.
Il tempo stringe: il 20 luglio lo Stato greco deve restituire 3 miliardi di euro prestati dalla BCE alle banche greche in difficoltà.
Se non arrriverà il pagamento la Grecia rischia il default e anche i più convinti ottimisti hanno capito che nessuno è al sicuro dallo tsunami che questo potrebbe provocare su tutte le economie deboli d’Europa, Italia compresa.