Milano – Erano le 10.12 del 28 maggio 1974 quando in Piazza della Loggia, il cuore di Brescia, durante una manifestazione antifascista organizzata dai sindacati, scoppiò la bomba. Otto morti e 102 feriti. Uno dei capitoli più sanguinosi della ‘strategia della tensione’. A 41 anni dai fatti, dopo 12 processi, depistaggi e un’inchiesta raccolta in 900mila pagine, si diradano le ombre. I giudici della Corte di assise di appello di Milano hanno condannato all’ergastolo l’ex esponente dell’organizzazione neo-fascista ‘Ordine Nuovo’ Carlo Maria Maggi e l’ex fonte dei Servizi Segreti Maurizio Tramonte. Alla luce della sentenza, Tramonte partecipò a tutta la fase di preparazione all’attentato, mentre Maggi, che oggi ha 80 anni, fu il mandante. Fondamentali le dichiarazioni del pentito Carlo Digilio, terrorista di Ordine Nuovo e poi collaboratore di giustizia, scomparso nel 2005. Sulla sua credibilità ha insistito molto l’accusa nel processo bis.
“Giustizia finalmente è fatta, almeno un poco. La soddisfazione è grande”. L’avvocato Federico Sinicato, storico legale dei familiari delle vittime della strage, commenta così la sentenza. Manlio Milani, Presidente dell’Associazione Vittime Piazza della Loggia, che nella strage perse la moglie, ha aggiunto che “la sentenza impone una profondissima riflessione su quegli anni dal ’69 (strage di Piazza Fontana ndr) al ’74.
Fabio Tiraboschi