Imperia – Omicidio colposo in concorso per condotta omissiva: con questa accusa la Procura di Imperia ha indagato i due bagnini dello stabilimento “Papeete” dove, sabato scorso, Mario Feola è morto per salvare il figlio di 15 anni che era in difficoltà mentre faceva il bagno con il mare agitato. La Procura vuol verificare il comportamento dei bagnini, un ragazzo di 19 anni e un uomo di 65, per capire se tutto è stato fatto per cercare di salvare l’imprenditore vinicolo di 50 anni.
Il figlio, che si era tuffato nonostante la bandiera rossa che indica il pericolo, era riuscito a tornare a riva, mentre il iesta, incidente, figlio,padre era stato visto finire sott’acqua e riemergere più volte mentre la corrente lo stava trascinando al largo. Il corpo era stato poi recuperato dai bagnini con l’aiuto di alcuni bagnanti. Mario Feola viveva a Diano Marina, nell’imperiese, con la moglie e due figli. Il magistrato inquirente, Paola Marrali vuol capire se l’intervento dei bagnini è stato o no tempestivo per cercare di recuperare Feola e se i regolamenti previsti in caso di mare agitato sono stati fatti rispettare. Secondo indiscrezioni alcune persone avevano indicato ai bagnini che quell’uomo era in difficoltà mentre loro con i fischietti stavano invitato tutti ad uscire dal mare che si era ingrossato rapidamente. La magistratura ha disposto l’autopsia per capire se Feola è morto annegato o per un arresto cardiaco dovuto allo sforzo compiuto per aiutare il figlio a tornare a riva. L’indagine è affidata alla Capitaneria di Porto che ha già raccolto varie testimonianze. Nei prossimi giorni il magistrato dovrebbe interrogare i due bagnini.