New Delhi – Il Governo indiano è pronto a vietare la pratica della maternità surrogata (utero in affitto) alle coppie straniere.
La rivoluzione è al momento solo un disegno di legge che deve essere recepita dal Governo centrale ma potrebbe essere un colpo durissimo allo sviluppo di una pratica che, in India, sta facendo registrare un’espansione senza precedenti.
In pratica giovani donne vengono reclutate da aziende sanitarie e cliniche e pagate per dare alla luce il figlio di una coppia che non riesce a portare a termine una gravidanza o non può fisicamente come nel caso di coppie gay.
La pratica dell’utero in affitto si è trasformata in un business fiorente ed il numero di coppie che si rivolge ai centri specializzati è in costanete crescita anche per i prezzi ragionevoli che vengono praticati.
La donna che accetta di portare a termine per conto terzi la gravidanza, infatti, viene retribuita con uno stipendio mensile e inoltre ottiene vitto e persino alloggio se richiesto e viene sottoposta a costanti controlli medici.
Tutto a carico delle famiglie con problemi di sterilità che pagano anche l’inseminazione o il vero e proprio impianto di embrione fecondato e nato dall’unione di ovulo e spermatozoo dei rispettivi componenti della coppia o di terzi donatori.
L’espansione vertiginosa del fenomeno, si calcola che in India ci siano già 3mila cliniche di questo tipo e che le donne che affittano il proprio utero siano migliaia, e la scoperta di veri e propri casi di sfruttamento delle donne, ha fatto scattare il giro di vite del Governo che intende limitare la pratica alle sole coppie indiane.
Allo studio anche una legge che vieta l’importazione di embrioni congelati da altri Paesi, la procedura standard con cui le cliniche ricevono il materiale per avviare la gravidanza surrogata con l’utero in affitto.