Genova – Hanno pensato e realizzato un apparecchio in grado di tradurre la realtà circostante in parole e suoni per le persone non vedenti. Due giovani laureati genovesi, Luca Nardelli e Saverio Murgia sono in finale, con la start up “Horus” per il premio Marzotto 2015 che riconosce il valore delle nuove idee e le finanzia con cospicue borse di sviluppo.
Il Premio Marzotto è uno dei concorso italiani più importanti nel mondo delle start-up e dell’innovazione ed è in programma il prossimo 26 novembre.
Horus ha dimostrato di essere una delle start-up più promettenti nel campo delle “life sciences” ed è stata selezionata come finalista nella categoria “Premio per l’Impresa”. In palio un finanziamento da 300mila euro ed un percorso di affiancamento presso la Fondazione CUOA del valore di 25.000 euro.
Un’idea concepita a Genova – i fondatori Luca Nardelli e Saverio Murgia, infatti, sono laureati con percorso di eccellenza dell’Università degli Studi di Genova (Isict – Issuge) – sviluppata attraverso percorsi di studio e ricerca all’estero per poi tornare alle origini e sottoporsi ai test sul campo svolti in collaborazione con la onlus R.P. Liguria – associazione di volontariato che si occupa di gravi malattie della retina.
Horus nasce con un obiettivo chiaro ed ambizioso: realizzare il primo dispositivo indossabile per persone cieche o ipovedenti che consenta di trasformare la realtà circostante in suoni e parole facilitando la vita di tutti i giorni.
Si indossa sul capo come un microfono ad archetto e consente di catturare immagini esterne tramite telecamere ed altri sensori, trasmetterle via cavo ad un dispositivo tascabile, elaborarle in tre dimensioni, estrarre l’informazione rilevante e tradurla in suoni o parole all’utente che potrà scegliere tra svariate funzionalità: lettura testi, riconoscimento di oggetti e immagini, riconoscimento volti, descrizioni di volti non conosciuti e assistenza alle mobilità (per esempio segnalare cartelli stradali, strisce pedonali o semafori).
L’utente interagisce con Horus tramite pulsanti, comandi vocali o semplici gesti – come iniziare a camminare, ruotare la testa di scatto.
In questo modo l’interazione si può adattare a diverse esigenze e situazioni, offrendo grande flessibilità.
Il progetto ha già ottenuto il riconoscimento internazionale “EIT – ICT Labs Idea Challenge” ed ha potuto usufruire in Italia dell’acceleratore d’impresa TIM Working Capital. Attualmente si trova nella fase di sviluppo del secondo prototipo, i prossimi step prevedono l’affinamento del software e la commercializzazione già nel 2016.
“Il risultato non mi sorprende – commenta Matteo Aragone, presidente di Alumni Isict – Horus dopo solo un anno di vita è già una realtà consolidata e capace di vincere numerosi premi, ulteriore prova che Isict e Issuge sfornano dei profili di altissimo livello non solo a livello accademico ma capaci anche di confrontarsi con il mondo industriale. Tra i laureati di Isict molti hanno deciso affrontare una esperienza all’estero (43%), ma chi resta in Italia ha spirito di iniziativa, Luca e Saverio hanno raggiunto i livelli più alti con Horus ma anche altre persone hanno fondato una startup o hanno progetti imprenditoriali. Genova sta vivendo un periodo di trasformazione, come Alumni Isict crediamo che la valorizzazione dell’imprenditorialità giovanile debba essere una chiave strategica e, in tal senso, vediamo segnali positivi provenienti dal territorio. Nell’ecosistema genovese dell’innovazione anche Alumni Isict è decisa a giocare un ruolo importante grazie alla condivisione dell’esperienza, sono convinto che il successo di Horus è un valore per tutti gli studenti laureati Isict e Issuge e servirà come esempio e come sprone”.