Genova – “Fate il nome del Ristorante di Boccadasse dove è stato trovato pesce ammuffito e mal conservato e larve negli ingredienti usati in cucina per tutelare chi lavora nel rispetto delle leggi”. E’ quanto chiedono le associazioni dei Consumatori che sono sorprese dalla mancata pubblicazione, sui Media che hanno trattato la vicenda, del nome del ristorante in cui sarebbe stato fatto il ritrovamento.
“Una richiesta motivata dall’esigenza di tutelare i clienti ma anche le molte attività di ristorazione che operano nel borgo marinaro e che rischiano di subire un danno anche economico dall’assenza di informazioni precise e chiare.
“Non comprendiamo l’esigenza di nascondere il nome del Ristorante se ha commesso un illecito che è stato accertato dall’ispezione – dicono i rappresentanti dei Consumatori – Se irregolarità ci sono state è giusto che si sappia pubblicamente come si pubblicano i nomi di persone che sono anche solo indagate per presunti reati. Lo chiediamo per la tutela dei Consumatori ma anche per i titolari dei molti locali che rispettano le regole e si vedono danneggiati da questo alone di mistero che li danneggia”.
Il pericolo, secondo i consumatori, è quello che la notizia susciti sospetto nei clienti che, non potendo sapere chi ha commesso l’illecito, potrebbero decidere di evitare del tutto la zona penalizzando anche le attività che lavorano onestamente e con coscienza.
La notizia del ritrovamento di pesce avariato e mal conservato in cucina e addirittura di larve di insetti nei luoghi dove si preparano le pietanze ha suscitato molto clamore in città e non solo. Comprensibile che chi frequenta la zona desideri sapere chi ha commesso l’errore.
“Se non si fanno i nomi – confermano alcuni ristoratori della zona – si condannano tutti quelli che hanno la stessa attività. Non si capisce perchè i giornali sbattono in prima pagina i nomi di persone anche solo sospettate di aver commesso un reato e poi non si pubblicano i nomi dei ristoranti o delle attività che commettono irregolarità su cui non si può discutere e che vengono accertate da ispezioni filmate e fotografate”.
La “berlina”, insomma, sarebbe imposta solo a determinate persone e attività mentre altre resterebbero “tutelate” per motivi poco comprensibili.
A spiegare tutto è la consuetudine secondo cui, spesso, le autorità che eseguono i controlli, diffondono poi le notizie senza però citare il nome dell’attività controllata. I giornalisti, insomma, anche chiedendolo esplicitamente, non ricevono l’informazione necessaria.
Una “tutela” che può causare più danni che benefici, come denunciano le associazioni dei Consumatori.
“Ci sono Paesi – spiegano – dove i controlli sono esposti addirittura in vetrina. Chi sbaglia deve esporre il verbale della sanzione e questo è un deterrente ancora più forte della multa stessa. Si potrebbe fare la stessa cosa in Italia”.
Il problema è molto sentito a Boccadasse e non solo, anche perchè il tam-tam dei Social network sta diffondendo la notizia che il locale ha già riaperto e non sarebbe quindi possibile scoprire il “colpevole” semplicemente presentandosi alla porta.
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