Genova – Il 31 marzo è passato e con esso la data prevista per l’avvio dei lavori di ricostruzione del ponte Morandi crollato lo scorso 14 agosto uccidendo 43 persone.
Anche l’annuncio dell’avvio della seconda fase del progetto salta dunque e può essere archiviato tra le dichiarazioni forse un pò avventate, dettate da un forte ottimismo.

Ieri è stata completata una delle maxi gru che dovrebbero smontare a pezzi le pile del troncone ovest di ponte Morandi che, nella tabella di marcia prevista, dovevano essere già state demolite per consentire l’avvio dei lavori di ricostruzione a partire dal lato ovest dell’autostrada A10 Genova – Ventimiglia.
Un ritardo dovuto all’impossibilità di usare le tecniche di demolizione con gli esplosivi per la presenza di amianto nel materiale di costruzione del ponte, circostanza che poteva essere verificata ben prima di pianificare il crono-programma dei lavori per un nuovo ponte autostradale e che, invece, non è stata presa in considerazione.

Ora l’attenzione è puntata sulle perizie in corso sul lato est del troncone di Ponte Morandi, dove è ancora in forse l’uso dell’esplosivo, unico modo per sperare di rispettare, almeno in parte, il crono-programma dei lavori di ricostruzione che prevede la consegna del ponte ultimato a fine 2019 e la sua inaugurazione a primavera del 2020.

Difficile che la presenza di amianto confermata nei materiali di costruzione del lato ovest non venga confermata anche nel lato est e le perizie compiute dalle ditte appaltatrici verranno con ogni probabilità affiancate da contro perizie fatte eseguire dai Comitati dei residenti della zona di Certosa che hanno più volte ribadito l’intenzione di mettere in campo ogni intervento possibile per garantire la tutela della sicurezza dei tanti cittadini che vivono e lavorano all’ombra di ciò che resta del ponte crollato.

Se per il troncone ovest si parla di ritardo di alcune settimane, nel caso di conferma di blocco dell’uso degli esplosivi anche per il troncone est, il ritardo potrebbe essere anche di diversi mesi.
Per questo motivo le operazioni di “carotaggio” di ciò che resta del ponte sul lato est, vengono seguite con la massima attenzione.