Albenga – E’ stato un vicino di casa di 70 anni ad appiccare il fuoco ad una azienda agricola specializzata nella coltivazione dei fiori a Salea d’Albenga, nel savonese.
L’episodio risale a lunedì scorso ed ha causato la distruzione di un magazzino degli attrezzi agricoli per un danno di oltre 50mila euro.

Sul caso hanno indagato i carabinieri che hanno scoperto che l’autore dell’attacco incendiario era un vicino di casa dell’azienda, un agricoltore di 70 anni.

Il sopralluogo minuzioso svolto dai militari specializzati in questo tipo di rilievi tecnici, in forza al Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia ingauna, ha permesso di repertare un collo di bottiglia usato come innesco rendendo evidente la natura dolosa dell’evento.

Le indagni condotte dai Carabinieri della Sezione Operativa si sono quindi concentrate su una serie di ipotesi tra cui la concorrenza sleale, l’estorsione, problemi di vicinato e confini.

Al termine degli accertamenti è stato smascherato l’autore del fatto, un 70enne pensionato di origini calabresi. L’uomo che abita nei pressi, avrebbe appiccato l’incendio per futili motivi connessi ai continui litigi per qustioni di vicinato.

L’incrocio dell’analisi di più sistemi di sorveglianza privati ha infatti fatto emergere la responsabilità dell’autore del pericoloso gesto.

Ma la singolarità dell’episodio risiede nel fatto che quando i Carabinieri sono giunti a casa dell’ incauto piromane, (già avendo sufficianti elementi indiziari a suo carico), lo stesso è stato tradito proprio dalle immagini del suo impianto di videosorveglianza che lo ha immortalato in tutta la dinamica mentre lanciava una bottiglia incendiaria da cui è divampato il rogo. In carabinieri hanno infatti chiesto all’uomo di poter visionare i filmati della telecamera che dava sulla proprietà incendiata. Dopo qualche resistenza, motivata con l’incapacità di far funzionare il sistema, l’uomo si è arreso davanti al Maresciallo, che utilizzando le apparecchiature al suo posto ha estrastratto il filmato che lo inchiodava.

L’autore del gesto, che ha motivato la sua azione con l’esasperazione per i continui, a suo dire, dispetti del vicino, sebbene incensurato, rischia fino a 10 anni di reclusione, dovendo ripondere della grave accusa di “incendio boschivo” nel caso la Procura della Repubblica lo rubricasse, tenendo conto della vicinanza di una collina interamente caratterizzata da macchia boschiva.