Genova – Nuove speranze dal punto di vista farmacologico per la lotta al Covid-19 arrivano da uno studio condotto in collaborazione tra l’ospedale pediatrico Gaslini e l’ospedale Galliera.
I risultati ottenuti dalle equipe mediche dei due ospedali sono stati pubblicati lunedì 11 maggio sulla rivista Journal of Allergology and Clinical Immunology.
Lo studio mostra la sicurezza e l’efficacia dell’uso precoce di Anakinra, un farmaco anti infiammatorio che può rappresentare una valida alternativa al tocilzumab e da impiegare nei primi giorni dalla comparsa della severa polmonite da Covid-19.
L’anakinra è un inibitore di interleuchina-1, ossia interviene inibendo una delle molecole più dannose a livello dei tessuti prodotta nel corso della risposta infiammatoria.
Già durante le prime settimane di emergenza è stato siglato un accordo di collaborazione specificatamente rivolto alla lotta contro l’infezione al Covid-19 tra l’E.O. Ospedali Galliera e l’IRCCS Istituto Giannina Gaslini.
Lo studio è stato coordinato dall’equipe degli infettivologi dell’Ospedale Galliera diretti dal dottor Giovanni Cassola e dal dottor Emanuele Pontali, unitamente al gruppo di ricerca diretto dal dottor Marco Gattorno, direttore del Centro per la Malattie Autoinfiammatorie e Immunodeficienza dell’Istituto Gaslini, coadiuvato dal dottor Stefano Volpi.
Da anni questo centro del Gaslini ha focalizzato la sua ricerca sull’interleuchina-1 e sulle implicazioni cliniche legate all’inibizione di questa molecola.
“Siamo soddisfatti dei risultati di questo studio – sottolineano i direttori generali del Gaslini Paolo Petralia, e del Galliera Adriano Lagostena – che si riferisce ad una prima esperienza pilota, mirata a verificare la sicurezza e ad ottenere i primi dati di efficacia dell’uso precoce di alte dosi di anakinra, nei pazienti appena giunti in ospedale con un grave quadro respiratorio associato a infiammazione severa. Attraverso questo studio, si consolida ancora di più la collaborazione scientifica tra l’Istituto Gaslini e l’ospedale Galliera”.
Nello studio vengono descritti in modo dettagliato gli effetti del farmaco in cinque dei primi pazienti trattati.
In tutti i pazienti l’uso del farmaco ha determinato la scomparsa della febbre, una drastica riduzione dei parametri infiammatori e un netto miglioramento del quadro respiratorio severo con cui i pazienti si erano presentati, liberandoli rapidamente dalla ventilazione assistita.
Nelle settimane che hanno preceduto l’introduzione del trattamento, la maggior parte dei pazienti che arrivavano in ospedale in condizioni analoghe erano destinati al ricovero in rianimazione e all’intubazione.
I pazienti descritti in questo primo studio sono stati invece dimessi dopo 7-13 giorni, senza presentare effetti collaterali di rilievo, soprattutto altre infezioni batteriche sovrapposte.
L’intuizione di testare il farmaco Anakinra, come spiega il dottor Gattorno, direttore del Centro per le Malattie Autoinfiammatorie e Immunodeficienze dell’Istituto Gaslini, arriva dall’osservazione della sintomatologia: “Ci sono sempre maggiori evidenze che la complicanza più severa dell’infezione da COVID-19 è legata ad una esagerata risposta infiammatoria a livello polmonare, e che i farmaci anti-infiammatori utilizzati nelle malattie reumatiche hanno un ruolo cruciale nel ridurre l’impatto di questa terribile complicanza”
“Il primo farmaco di questo tipo ad essere utilizzato è stato un inibitore di interleuchina 6, il tocilizumab, sulla base dell’evidenza di più elevati livelli circolanti di interleuchina 6 nel sangue dei pazienti affetti da polmonite. Nel corso delle prime settimane di pandemia questo farmaco è stato ampiamente utilizzato. L’enorme afflusso di pazienti nel mese di marzo ha determinato una drammatica riduzione della disponibilità di tale farmaco” prosegue il dottor Emanuele Pontali infettivologo dell’Ospedale Galliera.
“Su queste basi in diversi ospedali si è valutato l’impiego di farmaci anti-infiammatori con caratteristiche simili al tocilizumab, già ampiamente utilizzati in situazioni infiammatorie analoghe osservabili in Reumatologia” conclude Gattorno.