accelor mittal ilva corteoGenova – Un giorno di tregua per la città, per celebrare la ricorrenza di San Giovanni Battista e poi, venerdì la marcia di protesta che dovrebbe arrivare sino alla Prefettura, in via Roma.
La protesta dei lavoratori delle acciaierie di Cornigliano della Accelor-Mittal, ex Ilva, si ferma nel giorno del santo patrono della città ma riprenderà già il giorno successivo.
Una pausa per lasciar tirare il fiato anche ai genovesi che da due giorni sono alle prese con il blocco stradale sulla strada Guido Rossa, vicino alle acciaierie, che mette in ginocchio il traffico di mezza città ed in particolare di quello da e per il ponente cittadino.

Blocchi che hanno già fatto registrare qualche momento di tensione e che nella giornata di domani, venerdì 25 giugno, potrebbero toccare un nuovo “picco” visto che gli operai potrebbero attraversare la città in corteo sino ad arrivare nella zona di Corvetto e di via Roma dove si trova la Prefettura.

Resta dunque fermo il braccio di ferro tra lavoratori e azienda che non vuole ritirare la richiesta di ulteriore cassa integrazione presentata prima che il Consiglio di Stato autorizzasse la ripresa della produzione stoppata dal Tar.
Di fatto la situazione economica e produttiva consente ed anzi pretenderebbe una immediata ripartenza mentre l’azienda sembra attendista.
Una situazione di stallo che sta innervosendo sempre di più gli oltre mille lavoratori di Genova che sanno che il blocco delle lavorazioni potrebbe bloccare a lungo la produzione per mancanza di materia prima.

La Fiom Cgil ha diramato una nota per definire la situazione:

L’azienda Acciaierie d’Italia ha risposto alla richiesta di sospensiva della procedura di cassa integrazione con un secco no.
Neanche di fronte all’annunciato incontro fra il ministro Orlando e le Organizzazioni Sindacali e il fatto nuovo relativo alla sentenza del Consiglio di Stato, la direzione aziendale vuole fermarsi.
In questo modo l’Azienda non rispetta né il ruolo del Ministro, né quello del suo azionista Stato, dopo che lo stesso ha versato ben 400 milioni di euro dei cittadini italiani nelle casse di Acciaierie d’Italia che, anziché sfruttare la richiesta di mercato d’acciaio, mette in cassa integrazione i suoi dipendenti.
La Fiom Cgil non resterà a guardare e continuerà la lotta contro questa vertenza paradossale. L’appuntamento è fissato per venerdì mattina in Prefettura Genova.

una nota stampa arriva anche dalla Regione Liguria:

“Il Consiglio di Stato dice no alla chiusura dell’area a caldo dell’ex Ilva di Taranto. Ora avanti con gli investimenti per dare un futuro all’acciaio italiano. Da Taranto a Genova fino a Novi Ligure”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, dopo la sentenza del Consiglio di Stato sull’area a caldo dello stabilimento di Taranto dell’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia.
“Siamo contenti della decisione del Consiglio di Stato, che finalmente – afferma l’assessore allo Sviluppo Economico Andrea Benveduti – sancisce il diritto nazionale di perseguire una produzione strategica di acciaio in Italia. Siamo confidenti che da qui riparta il rilancio del settore, in favore di stabilimenti sempre più efficienti e meno impattanti, che garantiscano lavoro e sviluppo. Quelli di Genova e Novi Ligure sono siti produttivi che, al pari di Taranto, hanno ampi margini di sviluppo per l’intera industria. Dopo tanti anni di ambiguità, è ciò che i lavoratori si meritano”. In merito alle proteste dei lavoratori, l’assessore Benveduti aggiunge: “Ci dispiace che questi giorni di sciopero abbiano creato ulteriori problemi al traffico di una città, come Genova, già vessata da problemi infrastrutturali e logistici dovuti ai cantieri sulla rete autostradale. Ci rendiamo conto tuttavia che la decisione, inspiegabile e inspiegata, di ricorrere alla cassa integrazione per quasi mille dipendenti genovesi meriti appropriate motivazioni, rischiando altrimenti di essere inaccettabile per i lavoratori coinvolti”.