ponte morandiGenova – Riprende questa mattina, a palazzo di Giustizia, il processo per il crollo del ponte Morandi che ha causato la morte di 43 persone e danni incalcolabili alla città.
Dopo la bocciatura della richiesta di ricusazione del giudice Paola Faggioni, presentata dalla difesa, il processo dovrebbe proseguire speditamente dopo aver superato il prossimo “scoglio” dell’ammissione delle parti civili con oltre 300 richieste.
Un esame della documentazione e la successiva valutazione che potrebbe portare via l’intera giornata ma che rappresenta una fase nodale del processo poiché il riconoscimento del diritto di costituirsi parte civile di un numero sproporzionato di soggetti potrebbe appesantire troppo il processo e trasformarsi in un ostacolo per raggiungere la verità processuale prima che scattino le prescrizioni per molti dei reati e degli indagati.

Su questo punto il comitato dei familiari delle vittime ha espresso sin da subito qualche perplessità, augurandosi che venga tutelato il diritto al risarcimento da parte di chi chiede la costituzione di parte civile pur sperando che questo non comporti un eccessiva dilatazione dei tempi processuali che giocherebbe inevitabilmente “a favore” dei 59 indagati e delle aziende chiamate in causa per il disastro del 14 agosto 2018.

La costituzione di parte civile e parte lesa di soggetti quali la Presidenza del Consiglio, del Ministero dei Trasporti, della Regione Liguria e del Comune di Genova, d’altra parte, testimonia la vicinanza dello Stato ai familiari delle vittime ed apre un dibattito molto forte sul mantenimento, da parte delle aziende coinvolte nelle indagini, delle concessioni per la gestione di Autostrade.

Il processo riparte comunque “azzoppato” perché la difesa di alcuni dei soggetti indagati ha fatto sapere di voler presentare in Cassazione una ulteriore richiesta di ricusazione del giudice Faggioni, motivata da una sua partecipazione ad altro procedimento nel quale avrebbe manifestato la sua opinione “di parte” sulla responsabilità di alcuni degli indagati e sulle aziende chiamate in causa per il crollo del ponte Morandi.
Un processo “parallelo” per il caso delle barriere fono assorbenti ma che potrebbe costituire prova della non sufficiente equidistanza dalle posizioni delle parti in causa.

Di fatto, sino al pronunciamento della Cassazione su questa ulteriore possibile richiesta di ricusazione, il processo per il crollo del Morandi non potrebbe entrare nel vivo perché il giudice non potrebbe rinviare a giudizio gli indagati e la “macchina” della Giustizia si bloccherebbe su un vizio di forma.
Tempo prezioso che andrebbe perso nella difficile corsa contro la prescrizione di alcuni reati.