Arenzano – Migliora ma resta molto grave il subacqueo letteralmente salvato dal compagno di immersione sul relitto della Haven e ricoverato in camera iperbarica all’ospedale San Martino di Genova.
Il sub è sceso con alcuni compagni sul relitto della petroliera Haven, affondata 30 anni fa dopo un terribile incidente, e si è sentito male.
Il suo compagno di immersione – obbligatorio quando si scende in mare – ha notato qualcosa di strano nel suo coportamento ed ha scoperto che aveva perso i sensi e lo ha riportato sul gommone e qui è stato lanciato l’SOS.
Una motovedetta della capitaneria di porto ha portato il sub a terra e poi è stato trasferto d’urgenza in ospedale.
Se il compagno di immersione non fosse intervenuto, il sub avrebbe potuto subire conseguenze anche letali come già avvenuto più volte sul relitto della Haven che si trova affondata in posizione di navigazione su un fondale di oltre 80 metri ma ha la prima parte raggiungibile poco oltre i 40 metri.
In questo modo si verifica una condizione di estrema rischiosità che spesso è causa di incidenti anche mortali.
Ad una profondità di 40 metri possono arrivare anche sub in possesso di brevetti piuttosto comuni e diffusi mentre a 80 metri possono operare solo sub molto preparati e che hanno fatto corsi particolari e specialistici.
Spesso, invece, sub che non potrebbero andare oltre la soglia consentita, spinti dalla curiosità o dalla meraviglia del posto (quello della Haven è un relitto conosciuto in tutto il mondo) superano i propri limiti mettendosi in pericolo.