Genova – Il ponte Morandi avrebbe avuto bisogno di manutenzione continua, già dopo l’inaugurazione, ma nel 1992 sarebbe divenuto evidente il pericolo che si stava correndo. E’ quanto ha riferito, questa mattina, il pubblico ministero Massimo Terrile durante l’introduzione delle motivazioni che lo porteranno a chiedere il rinvio a giudizio per 59 indagati e per le società Autostrade per l’Italia (Aspi) e la controllata Spea, incaricata della manutenzione.
Secondo il pm, infatti, quando vennero eseguiti lavori sulla pila 11, nel 1992, divenne evidente la situazione di grave ammaloramento della struttura e tale situazione avrebbe dovuto suggerire agli indagati e alle aziende la necessità di provvedere ad interventi urgenti anche sulle pile 9 e 10 che provocarono il disastro del crollo e la morte di 43 persone.
Il pm Massimo Terrile, insieme al collega Walter Cotugno, ha letto i dati durante la prima udienza del processo per il crollo di Ponte Morandi che è ripreso stamane dopo un lungo stop durato più di un mese per attendere il parere della Corte di Cassazione sulla richiesta di ricusazione (cambio giudice) presentata da alcuni avvocati difensori nei confronti del giudice per l’udienza preliminare, Paola Faggioni per una supposta non imparzialità avendo già emesso un parere durante un altro processo per la manutenzione delle barriere ant rumore.
Respinto il ricorso, il processo per il crollo del Ponte Morandi riprende e procederà velocemente per cercare di evitare la prescrizione di alcuni reati che sarebbero stati commessi.
I familiari delle vittime presenti nella tensostruttura allestita nel Palazzo di Giustizia di Genova hanno ascoltato le parole del pm restando raggelati per quanto emergerebbe dalle indagini fatte.