Multedo, scuola AlfieriGenova – La scuola elementare Alfieri di Multedo non riesce a “comporre” neppure una prima classe e nel quartiere è scattato l’allarme chiusura.
Una delle scuole storiche del quartiere non riesce a formare le classi nel nuovo ciclo di studi e sui social parte l’allarme dei genitori che temono che l’istituto venga accorpato.
A intervenire sul “caso” anche Paolo Gozzi, ex consigliere comunale.

“L’impossibilità per la Scuola Alfieri di Multedo di formare, per la prima volta nella sua storia, le classi prime per il prossimo anno scolastico puó sorprendere solamente gli ipocriti e gli sprovveduti – scrive Gozzi – Si tratta infatti di una situazione ampiamente annunciata e attesa, in una inesorabile condizione di calo demografico e invecchiamento della popolazione che nei quartieri urbanisticamente più penalizzati si fa sentire in maniera ancora più feroce che altrove”.

“Personalmente – prosegue Gozzi – misi nero su bianco la (scontata) previsione almeno in due occasioni: nel 2015 quando provai, vanamente, da Consigliere Comunale a scongiurare la chiusura dell’asilo Contessa Govone, minimo, ma significativo “polmone” naturale della Scuola Primaria e fucina dei suoi futuri, potenziali, utenti: una fetta di offerta formativa sottratta al quartiere senza troppa apprensione, con l’Amministrazione locale che allargò le braccia di fronte alle legittime e dolorose scelte di un istituto paritario, senza voler considerare, fino in fondo, che la politica e l’amministrazione a volte sono anche chiamate a creare ponti fra soggetti privati, a conoscerne le difficoltà e a provare ad agevolarli, prima di arrendersi al declino”.

“La seconda volta – prosegue ancora Paolo Gozzi – accadde nel 2020, quando tardava in maniera incomprensibile un intervento sulle condutture del gas e sull’approvvigionamento della scuola, con l’inverno che incombeva: e sottolineai che, se in un mondo civilizzato nessun plesso scolastico dovrebbe permettersi di rischiare di perdere anche solamente un’ora per un problema manutentivo, tanto più poteva permetterselo una scuola con l’utenza risicata come la Alfieri”.

“Adesso che la circostanza si è effettivamente verificata – scrive ancora l’ex consigliere comunale – che diventi oggetto di interrogazioni “urgenti” suona stonato, laddove sembra in tutti i modi che l’urgenza si sia lasciata verificare e che la politica abbia preferito, von colpe certamente risalenti e per l’ennesima volta, l’emergenza alla pianificazione. In questi anni le insegnanti sono state lasciate sole e non hanno potuto fare altro che cercare i bambini casa per casa, in maniera encomiabile, sino alla resa”.

“Se davvero si ritiene – come sono personalmente convinto – che in quel quartiere la scuola rappresenti un presidio sociale irrinunciabile occorre allora – dopo avere verificato ogni singola, minima, flebile speranza di intervenire per l’anno scolastico venturo – iniziare a pensare a quello che si aprirà nel 2023 – prosegue Gozzi sui social – perché se un ciclo si può saltare, mancarne due consecutivi significherebbe mettere una pietra tombale sul futuro di quella scuola. E se i bambini non ci sono occorre attrarli, supportando l’Istituto Comprensivo nell’individuazione di offerte formative utili ed originali: ad esempio – ipotizzo – il coinvolgimento di soggetti esterni per creare la possibilità di un pre-scuola per quei bimbi i cui genitori alle 7 sono già sui treni diretti a lavoro; o viceversa riempire il plesso nei pomeriggi, con offerte analoghe”.

Secondo Gozzi, poi, occorre “accelerare, poi, sugli interventi urbanistici piccoli e grandi che il quartiere attende da decenni e su cui la speculazione politica non si sta risparmiando: perchè “nessuna scuola è un’isola” – se mi è concessa la parafrasi – ma vive del contesto urbanistico e sociale in cui è calata, e quello di Multedo ci parla di una comunità rimasta nonostante tutto coesa pur calata in uno scenario di palese precarietà e trascuratezza.
Ma è un lavoro di pianificazione e differenziazione che andrebbe fatto per ogni scuola del territorio, perché prevedo che negli anni che abbiamo davanti saranno molte le situazioni analoghe che si presenteranno ed è inutile pensare di poter mantenere un assetto novecentesco in un mondo che cambia. A meno di voler creare solo “urgenze” e di ritenere la scuola un servizio come un altro, totalmente dipendente dall’utenza e dalla domanda di mercato e non, viceversa, il luogo in cui la cittadinanza si crea, intorno a cui si plasmano società, quartieri, punti di aggregazione e da cui passa il futuro delle nostre città”.