centro nascita alternativo ospedale San Martino GenovaGenova – Reparto abbandonato o pronto al rilancio? E’ botta e risposta, sui social tra il consigliere regionale Ferruccio Sansa, capogruppo dell’omonima lista e l’ospedale San Martino a proposito delle condizioni del Centro Nascita Alternativo che, secondo il consigliere Sansa sarebbe “abbandonato” mentre per i vertici del nosocomio sarebbe “pronto al rilancio entro l’anno”.
A dare il via alla battaglia di comunicati è stato il consigliere Ferruccio Sansa che, sulla sua pagina Facebook ha pubblicato un lungo intervento, corredato di foto, nel quale definisce “abbandonato” il reparto, a seguito dell’emergenza covid.

“Un’eccellenza della sanità ligure invidiata da tutta Italia – scrive Sansa – E infatti è stata chiusa. Guardo la scritta sopra la porta arancione: “Centro Nascite Alternativo”, all’ospedale San Martino. Qui ho vissuto i momenti più importanti della mia vita, qui sono nati i miei tre figli. Saprei ritrovare la stanza, ricordo ogni minimo dettaglio. Ero entrato ragazzo, ne sono uscito padre con un bambino in braccio”.

“Oggi – prosegue Sansa sui social – è tutto abbandonato: letti coperti di polvere, armadi chiusi con catene e lucchetto, attrezzature praticamente nuove inutilizzate. Ma soprattutto è il patrimonio umano che è stato cacciato al vento. Il Centro Nascite Alternativo era proprio accanto alla “normale” maternità. Era in ospedale, ma non era un reparto. Le pareti non erano bianche, ma piene di colori. Era una casa dove i bambini nascevano assistiti da straordinarie ostetriche perché venire al mondo non è una malattia (certo, se c’erano dei problemi, bastava salire di un piano e avevi tutta l’assistenza necessaria). Qui i figli, le madri e i padri stavano uniti nel momento della nascita. Qui, soprattutto, nei giorni successivi stavano uno accanto all’altro nelle prime ore in cui un neonato entrava nella vita.
Non c’erano cristalli, non c’erano separazioni: tuo figlio era con te nella stanza. Potevi scambiare con lui contatti, suoni, profumi”.

“Poi, due anni fa, è arrivato il Covid – conclude Sansa – Il Centro ha chiuso “temporaneamente”. Ma si sa come vanno le cose: chiudi e poi lasci passare il tempo, finché si dimentica. Ma noi che abbiamo visto nascere i nostri figli in quelle stanze, grazie al lavoro e alla passione di quelle ostetriche, non dimentichiamo. E continueremo a chiedere che il Centro sia riaperto. Che sia tolta la polvere dai letti. Che siano tagliati i lucchetti.
Nascere non è una malattia. È un percorso che il bambino deve cominciare accanto alle persone che lo amano”.

A stretto giro di posta è arrivata la risposta della Direzione dell’Ospedale Policlinico San Martino:

“In riferimento a quanto riportato su alcuni profili social circa il Centro Nascita Alternativo, la Direzione dell’Ospedale Policlinico San Martino desidera con fermezza precisare quanto segue.

1. Nel 2020, nella fase acuta di SARS 2, il Centro Nascita Alternativo ha rappresentato l’unica soluzione praticabile per consentire percorsi separati e sicuri per le gestanti: le stanze del Centro sono state utilizzate come sale parto per tutte le partorienti Covid negative, dovendo riservare quelle nel cosiddetto “blocco parto” alle positive che, in quella fase della pandemia, provenivano da tutta la Regione. Era peraltro già iniziata una riflessione sulla necessità di ridisegnare l’ostetricia del Policlinico sul modello dei più avanzati punti nascita italiani ed europei, dove il parto fisiologico, assistito dalle sole ostetriche, è per tutte le donne cui è clinicamente consentito e non è considerato alternativo e riservato a poche, così come accadeva presso il ‘CNA’: in diversi profili social si riferisce una felice esperienza, di cui ci compiacciamo, ricordando che le stanze del Centro erano 5, peraltro mai tutte occupate, per un numero annuo di parti davvero piccolo rispetto alle risorse impiegate, tanto da configurare quella esperienza alla stregua di un privilegio.

2. Nasce così il Progetto “Ostetricia: ritorno al futuro”, che vedrà la luce nel corso del 2023 e sarà presentato, nel caso anche a chi si è assunto la responsabilità di recarsi furtivamente in reparto per scattare delle fotografie (a proposito, il Centro non è abbandonato come si è letto: è ancora oggi utilizzato per parti fisiologici in caso di multicontemporaneità). Riassumiamo comunque di seguito i principali obiettivi e risultati attesi.

a. Valorizzare l’esperienza del CNA, spingendo la fisiologia ostetrica fuori dai confini del piccolo reparto al secondo piano del Pad. 2, in cui è stata praticata per quasi un ventennio, e facendola approdare, in modo esclusivo, nella degenza del primo piano, dove oggi convivono inappropriatamente basso e alto rischio ostetrico.

b. Ridurre la medicalizzazione dell’evento nascita che, quando consentito, deve essere vissuto in modo naturale e sicuro da tutte le gestanti, senza il limite dettato da criteri non oggettivi, così come accadeva fino al marzo 2020 per una quantità di parti che si aggirava intorno al 10% di quelli totali.

c. Individuare finalmente un’area di patologia ostetrica vera, per la quale il Policlinico è HUB regionale, da collocare nei locali dell’attuale CNA, peraltro contigui a un’altra patologia, quella neonatale. In questa sede le gravidanze fragili e ad alta complessità assistenziale troverebbero una logistica più intima e rispettosa di un’attesa divenuta meno dolce e più difficile. Nascere non è una malattia, ma le gestazioni complicate sono in aumento (anche per effetto di risvolti demografici), ed è in questo ambito, fatto di gravidanze da proteggere in un tempo di denatalità, che serve declinare l’eccellenza.

3. Sempre nei post messi sotto la lente di ingrandimento, in cui si ricordano felici esperienze paterne, si rammentano altri particolari: <<Non c’erano cristalli, non c’erano separazioni: tuo figlio era con te nella stanza. Potevi scambiare con lui contatti, suoni, profumi>>. Vorremmo tranquillizzare chi ha commentato ciò: da anni non esiste più a San Martino il nido-vetrina e le mamme possono da subito fare esperienza di intimità con il proprio figlio nella pratica dello skin to skin e tenerlo con sé in stanza per tutto il tempo che desiderano, se vogliono, se possono, se si sentono. A breve torneranno a condividere questo tempo primo, unico e speciale anche i papà, come sarà illustrato in giornata. Ci sarebbe piaciuto, se ci fosse stata data occasione raccontare questa normalità, di cui siamo fieri, a chi si è espresso senza preparazione sul reparto e l’argomento, considerato che nel 2022 il nostro nosocomio ha incrementato significativamente il numero dei parti, diversamente da altri presidi nell’area metropolitana.
Henry Ford sosteneva che c’è vero progresso solo quando i vantaggi di una innovazione lo diventano per tutti. Siamo certi che i detrattori da tastiera saranno a prescindere accanto al Policlinico nello sforzo inteso a rendere possibile per tutte le donne ciò che era appannaggio solo per alcune”.