evento Cile Giardini LuzzatiGenova – A Cinquant’anni dal golpe in Cile dell’11 settembre 1973 che portò alla dittatura sanguinaria, i Giardini Luzzati ospiteranno tre giorni di eventi, mostre, incontri e dibattiti.
Da venerdì 8 a domenica 10 settembre immagini e parole per ricordare a Genova l’altro 11 settembre, per ricostruirne la memoria e per discutere anche dell’oggi, del mutamento sociale e della politica come della crisi della democrazia e del suo futuro.
Si parte venerdì 8 settembre alle 16,00 con l’apertura delle mostre Hector “Mono” Carrasco, 50 años pintando – alla presenza dell’autore – e Sui muri e nelle piazze con manifesti dell’epoca conservati dall’Archimovi, mentre in salita Mascherona presso lo Studio Mascherona saranno in mostra le immagini del Cile di Salvador Allende di Paola Agosti Il Cile dell’Unidad Popular.
Alle 16,30 il documentario del 1971 dedicato ad Allende, Compañero Presidente e alle 17,30 l’incontro con Marcello Flores, docente Storia Contemporanea Università di Siena Mezzo secolo dopo. La difficile memoria del Cile.
Alle 19,00 sarà Antonio Arévalo, poeta, curatore del padiglione del Cile alla Biennale di Venezia, già addetto culturale dell’Ambasciata in Italia a ricordare la poetica e l’impegno politico di Paolo Neruda. La giornata si cocluderà alle 21,00 con Hector “Mono” Carrasco, muralista cileno, che dialogherà con Emilia Marasco e con la presenza di artisti contemporanei e writer sul tema Dal muralismo alla street art.

Sabato 9 settembre si inizia alle 10,00 con il documentario Cile ’73 Anatomia di un colpo di stato a seguire l’incontro La lezione del Cile e la sinistra con Livia Turco e Giangiacomo Migone, e Edmondo Montali della Fondazione Giuseppe Di Vittorio.
Dalle 15,00 il pomeriggio prosegue tra filmati e interventi di testimoni dell’epoca con Racconti italiani di un colpo di stato, 2013, le interviste filmate da Giuliano Ravera a Massimo Bisca, Ivano Bosco, Giordano Bruschi e Chile con los ojos bien abiertos, 2020.
Alle 18,00 incontro con Marco d’Eramo, giornalista e saggista Dai Chicago boys alla globalizzazione neo liberista a seguire collegamento con Santiago del Cile dove Claudio Agüero, professore di diritto costituzionale, Università Alberto Hurtado dialogherà con Paolo Comanducci, professore emerito dell’Università di Genova su Quale costituzione per il Cile.
Alle 21,00 i giornalisti Marco Mastrandrea ed Elena Basso affronteranno il tema della trasmissione traumatica della memoria in Archivio Desaparecido.
Domenica 10 settembre dopo il documentario alle 10,30 Golpe di Antonio Bertini (1975), Paolo Hutter, giornalista, in Cile nei giorni del golpe affronterà il tema della memoria Quell’11 settembre e la memoria di una generazione.
Gli incontri riprendono alle 16,00 con Riquadri del golpe. L’11 settembre nella graphic novel con gli autori in collegamento web mentre alle 17,00 sarà Bruno Arpaia, scrittore, traduttore italiano a parlare dell’amico Luis Sepúlveda; alle 18,00 Maurizio Maggiani chiuderà lo spazio dedicato alla memoria e alle testimonianze con l’incontro Quell’11 settembre di 50 anni fa.
Alle 21 spazio alla musica con Guido Festinese che racconta Violeta Parra, Victor Jara e la Nueva Canción Chilena e a seguire Concerto in piazza con la partecipazione dei musicisti cileni Antonio Toño Pérez Montoya (chitarra e voce), Selina Pérez Pulgar (voce), Hugo Leyton Raymond (charango).

L’11 settembre 1973 un colpo di stato dell’esercito, ma promosso dall’oligarchia economica e appoggiato dagli Stati Uniti, mette fine all’esperienza politica di Unidad Popular e alla speranza di costruire un “socialismo cileno” non autoritario e nell’ambito della legalità costituzionale.
Il bombardamento della Moneda e la morte del Presidente Salvador Allende ebbero in tutto il mondo un impatto formidabile.
La “lezione cilena” divenne centrale nella discussione della sinistra italiana ed europea e segnò, prima della caduta del muro di Berlino del 1989, un’intera generazione politica. Nell’esprimere la massima solidarietà al popolo cileno, l’Italia e Genova furono in prima fila e accolsero centinaia di esuli politici.
Il Cile, a partire dai giorni immediatamente successivi al golpe, divenne, per quasi venti anni, un’immensa prigione con decine di migliaia di persone incarcerate, torturate, fatte scomparire e uccise.
Allo stesso tempo le riforme economico-sociali realizzate dal governo di Unidad Popular furono azzerate dal “régimen militar” e da una feroce privatizzazione neoliberista che anticipò molte delle dinamiche della globalizzazione economica.
A distanza di mezzo secolo riflettere senza retoriche su quell’evento non è soltanto il ricostruirne la memoria, ma discutere anche dell’oggi, del mutamento sociale e culturale, della crisi delle democrazie e del loro futuro.