Genova – Nuovi reperti ora in fase di restauro, le prime esclusive immagini della prua della nave Stockholm, un piatto commemorativo posato sul relitto, nuovi elementi per sviluppare applicazioni tecnologiche di supporto alle spedizioni sportive avanzate. Con in programma, nel 2024, una nuova missione per documentare gli interni della turbonave.
Un nuovo squarcio di luce emerge, a decenni dal suo affondamento, dal buio dei fondali oceanici in cui era sprofondato l’Andrea Doria, il mitico transatlantico costruito nei cantieri navali Ansaldo di Sestri Ponente ed entrato in servizio esattamente 70 anni fa, nel 1953.
Ad accenderla, tra il 25 e il 26 luglio, esattamente nel 67° anniversario della tragedia avvenuta nel 1956, è stata la spedizione subacquea internazionale “Un Lembo di Patria”, il progetto coordinato da Phy Diving Equipment – con il patrocinio di Comune di Genova e Fondazione Ansaldo – che ha documentato, con l’ausilio di telecamere subacquee, lo stato di conservazione del relitto del mitico transatlantico genovese.
«L’Andrea Doria è un pezzo di storia di Genova, dell’Italia e del mondo intero, per questo siamo stati orgogliosi di avere concesso il patrocinio a questa spedizione che ha sfidato le gelide acque dell’Oceano Atlantico per raccontarci uno spaccato inedito di un transatlantico che è ancora oggi vanto e orgoglio della cantieristica navale genovese – dichiara l’assessore comunale allo sport Alessandra Bianchi – Nonostante siano trascorsi 70 anni dal suo affondamento, l’Andrea Doria resta un mito e poterne studiare, da vicino, gli esterni e gli interni, come è stato fatto a luglio e come sarà fatto nel 2024 dal team di subacquei coordinato da Andrea Murdock Alpini, è un modo per dare ulteriore stoffa a un filo che non si è mai interrotto e che testimonia un’epoca irripetibile: quella dei transatlantici genovesi e italiani che facevano sognare tutto il mondo grazie al loro peculiare mix di innovazione tecnologica, design, eleganza e rispetto per la tradizione».
Le emozionanti immagini registrate dal team di subacquei, composto da tre americani e tre italiani tra cui l’organizzatore della spedizione, Andrea Murdock Alpini, lasciano a bocca aperta. Non è stato facile raggiungere il relitto dell’Andrea Doria, adagiato a una profondità di 74 metri sui fondali dell’Oceano Atlantico, al largo dell’isola di Nantucket, 48 miglia a sud di Cape Cod, nello Stato USA del Massachusetts. Ciò che resta del transatlantico è stato filmato integralmente da poppa a prua con telecamere di ultima generazione: un lavoro prezioso per conoscere il passato della turbonave e aiutarne a immaginare il futuro.
Oltre ai filmati, la spedizione italo-americana ha riportato a galla alcuni reperti (ora in fase di restauro negli USA) che saranno donati alla Fondazione Ansaldo e al Galata Museo del Mare di Genova. Tra questi vi sono due lampade facenti parti del sistema di illuminazione di bordo, faticosamente tenuto acceso dagli Ufficiali di Macchina e del personale di sottocoperta nelle ultime ore di vita della nave prima del suo inabissamento. Proprio la luce è stata l’elemento cardine del salvataggio di quella notte sui Banchi di Nantucket.
«Riportare questi simboli in Italia ha per la nostra spedizione il significato di continuare a far brillare per sempre la luce dell’Andrea Doria – racconta Andrea Murdock Alpini – perché il suo nome resti leggenda».
Come ben noto agli appassionati di storia della navigazione, il destino dell’ammiraglia genovese è legato a doppio filo alla Stockholm, la nave battente bandiera svedese che si schiantò sulla fiancata destra dell’Andrea Doria nella notte di nebbia tra il 25 e 26 luglio 1956, provocando un disastro navale senza precedenti con la morte di 51 persone tra passeggeri e marinai della Stockholm.
Ebbene, per la prima volta le telecamere italiane hanno immortalato la prua della nave svedese che si “piantò” nello scafo dell’Andrea Doria affondando insieme al transatlantico di fabbricazione genovese, regalando all’Italia e a tutto il mondo filmati inediti e spettacolari.
I resti della prua della nave svedese erano stati rinvenuti nel 2020 durante una campagna di ricerca condotta dalla D/V Tenacious, la navetta oceanografica americana capitanata da Joe Mazraani e impiegata come nave-appoggio con funzioni logistiche durante la missione esplorativa denominata “Un Lembo di Patria”, dal titolo dell’articolo di giornale, firmato da Dino Buzzati, pubblicato sul Corriere della Sera il 27 luglio 1956.
Quasi 67 anni dopo, il 26 luglio 2023, all’ora esatta dell’affondamento, le 10.15, la missione internazionale condotta da Andrea Murdock Alpini si è immersa sul relitto per posare sull’Andrea Doria il piatto commemorativo realizzato per l’occasione, dipinto dall’artista varesina Emanuela Rossato come altri 11 piatti. Uno di questi era stato donato all’assessore allo sport del Comune di Genova, Alessandra Bianchi, in occasione della presentazione ufficiale della missione, lo scorso 28 giugno, durante il Grand Finale di The Ocean Race.
Inoltre, al termine dell’esplorazione subacquea, come omaggio alle vittime della tragedia, sono stati lanciati alcuni fiori in mare.
Non solo la volontà di dare nuova linfa agli studi storici sull’Andrea Doria. Infatti la missione esplorativa ha avuto anche un importantissimo risvolto scientifico grazie al prezioso lavoro condotto da Phy Diving Equipment in collaborazione con l’Hyperbaric School Padua, il master in Medicina Subacquea e Iperbarica diretto dal professor Gerardo Bosco dell’Università di Padova.
La ricerca, che coinvolge anche il laboratorio del CNR Niguarda coordinato dalla dottoressa Simona Mrakic Sposta, è stata basata sia sullo studio degli aspetti fisiologici legati alle lunghe decompressioni a cui si sono sottoposti i subacquei, sia rispetto agli indicatori biologici inerenti lo stress e l’insonnia.
Gli studi condotti sui parametri biologici dei sub immersi nelle gelide acque atlantiche, potranno servire allo sviluppo di nuove teorie di ricerca in ambito medico e a nuove applicazioni capaci di supportare, dal punto di vista tecnologico, le spedizioni sportive avanzate.
Il ruolo della Fondazione Ansaldo e gli anniversari legati all’Andrea Doria
Molto importante, nel progetto, anche il ruolo degli archivi conservati da Fondazione Ansaldo con i quali Murdock Alpini ha lavorato per diversi anni alla ricerca di nuovi spunti tematici per raccontare l’Andrea Doria sotto una nuova veste.
«Sull’Andrea Doria si è già detto e scritto molto ma nonostante questo sono ancora tanti gli interrogativi e i punti da chiarire sulla sua tragica fine – sottolinea la responsabile degli Archivi storici di Fondazione Ansaldo Claudia Cerioli – senza contare che il ricordo dell’Andrea Doria è ancora fortemente radicato nella memoria dei genovesi e non solo. Per questo motivo Fondazione Ansaldo, che conserva molti materiali sull’elegante transatlantico, oltre ad ampliare la sezione Collezioni e Archivi diffusi grazie ai nuovi e importanti contributi di Murdock Alpini, ha recentemente digitalizzato e pubblicato online sulla propria piattaforma Archimondi dedicata agli archivi digitalizzati della Fondazione nuovi e fondamentali documenti relativi al suo affondamento come la memoria “riservatissima” di Luigi Pazzaglia, primo ufficiale di macchina, e il piano di sistemazione passeggeri con in evidenza gli alloggi e i nominativi delle 45 persone che persero la vita a causa dell’impatto. Ai 45 nominativi presenti nel documento si aggiunse purtroppo anche una bambina milanese di 4 anni, che fu l’unica vittima non dovuta all’impatto iniziale. Suo padre, terrorizzato, per cercare di salvarla, la gettò dal parapetto della nave in una scialuppa di salvataggio. La piccola batté la testa, morendo più tardi in ospedale».
La spedizione è stata organizzata non casualmente nel 2023 in cui ricorrono rispettivamente il 55° anniversario della spedizione di Bruno Vailati (primo documentarista a girare, nel 1968, un film sull’Andrea Doria premiato con il David Speciale di Donatello) e della pubblicazione del libro “Andrea Doria 74” di Stefano Carletti, e il 70° anniversario dell’entrata in servizio della nave, avvenuta ufficialmente il 14 gennaio 1953 dopo essere stata varata il 16 giugno 1951.
A distanza di quasi 70 anni dalla tragedia, il ricordo dell’Andrea Doria è ancora oggi ben impresso nella memoria e nel cuore degli amanti del mare e nei cultori della grande storia marittima internazionale. Una tragedia che continua a riscuotere grande interesse in tutto il mondo, a causa di alcuni aspetti ancora poco chiari che fungono da stimolo per nuove pubblicazioni da parte di storici, scrittori, giornalisti e “semplici” appassionati.
L’allestimento permanente al Galata Museo del Mare
Per i 60 anni dal naufragio dell’Andrea Doria e per la prima volta in Italia, nel 2016, Galata Museo del Mare e Fondazione Ansaldo hanno ricostruito, attraverso una mostra che è diventata poi allestimento permanente, una vicenda centrale nella storia della marineria italiana e ampiamente discussa in ordine alle responsabilità della collisione.
Basandosi sulle analisi di esperti americani, sui documenti e sulle testimonianze raccolte, la mostra affronta a 360 gradi la storia di questa bellissima e sfortunata nave, dal varo all’incidente che ne causò l’affondamento.
In pieno stile Galata, l’allestimento vuole essere una “Doria experience”: attraverso ricostruzioni di ambienti della nave, tra cui la prora in scala 1:5 e una parte di ponte di passeggiata inclinato a 30° (così come si trovava durante le operazioni di salvataggio poco prima dell’affondamento), i visitatori possono immedesimarsi e cimentarsi a percorrere il ponte proprio come i passeggeri e l’equipaggio dovettero fare per scampare alla tragedia. Il modello di sei metri del “Doria” è il “gioiello” dell’esposizione.
«Siamo molto contenti di questa nuova impresa perché mantiene viva l’attenzione su quello che è stato il più grande salvataggio di vite umane del nostro secolo, che necessita ancora di essere ricordato per compensare l’oblio in cui fu deliberatamente costretto – sottolinea il direttore del Galata Museo del Mare Pierangelo Campodonico – Come curatori del più grande museo marittimo del Mediterraneo, abbiamo voluto rendere permanente la mostra sull’Andrea Doria, proprio per dare la possibilità a tutti, turisti e genovesi in visita al Galata Museo del Mare, di ricordare l’ultimo viaggio di quella che all’epoca era considerata la nave più bella del mondo».
Storia dell’Andrea Doria
Considerata la più bella nave passeggeri della sua epoca, apprezzata sia per la sua linea elegante sia per l’allestimento degli interni di lusso, l’Andrea Doria fu per diversi anni la nave ammiraglia della Marina Mercantile italiana. Costruita nei cantieri navali di Sestri Ponente per conto di Italia – Società di Navigazione e meglio conosciuta nel mondo della navigazione internazionale come Italian Line, la turbonave fu varata il 16 giugno 1951 e fece il suo viaggio inaugurale partendo da Genova il 14 gennaio 1953, comandante il genovese Piero Calamai. Lunga 212 metri, larga 27 e strutturata su 11 ponti, l’Andrea Doria poteva ospitare fino a 1.241 passeggeri e un equipaggio di circa 600 uomini.
La vita dell’Andrea Doria – il nome era un omaggio al celebre ammiraglio Andrea Doria, principe e padre della patria della Repubblica di Genova – fu stroncata nella notte tra il 25 e 26 luglio 1956. Partita dal capoluogo ligure verso New York, dopo una settimana di navigazione, all’altezza del battello-faro di Nantucket, a 200 km dalla Grande Mela, alle ore 23.10 fu speronata dal transatlantico svedese Stockholm e affondò alle 10.15. Pesantissimo il bilancio della tragedia: 51 morti di cui 46 passeggeri dell’Andrea Doria – alloggiati per la maggior parte nelle cabine investite dalla prua della nave svedese – e 5 marinai della Stockholm.
L’incidente, le cui dinamiche ancora oggi sono controverse, portarono la nave svedese a speronare la murata di dritta dell’Andrea Doria aprendo una falla nel suo scafo. La turbonave italiana imbarcò in pochissimo tempo oltre 500 tonnellate d’acqua, ma nel frattempo furono attivate le procedure di emergenza che consentirono di salvare la vita alla maggior parte dei passeggeri e a tutto l’equipaggio, grazie anche al fondamentale apporto dalla nave francese Île de France.