La Spezia – Avvicinavano gli anziani con una scusa e mostrandosi gentili e premurosi riuscivano a derubarli delle chiavi di casa dopo essersi fatti dire dove abitavano e poi gli svaligiavano le abitazioni.
Una banda molto pericolosa e ben organizzata è stata scoperta e smantellata dalla polizia a seguito di lunghe e intricate indagini che hanno permesso di collegare vari furti in appartamento e truffe organizzate nei minimi particolari.
Ogni singolo caso era “preceduto” da improvvisi incontri delle vittime con persone gentili ed educate, in genere donne molto curate e ben vestite, che con una scusa entravano in confidenza con gli anziani per cercare di ottenere informazioni come il nome ed il cognome, la zona dove abitano e altri elementi utili a “geolocalizzare” la loro abitazione e a svelare abitudini ed orari.
La banda, in un secondo tempo, riusciva a rubare le chiavi di casa alle sfortunate vittime e poi le usava per rubare nelle abitazioni.
Le indagini della Squadra Mobile di La Spezia hanno scoperto la banda, composta da persone residenti in Piemonte, specializzata nei furti in abitazione, realizzati previa sottrazione delle chiavi di casa alle persone anziane prese di mira.
Cinque gli episodi ricostruiti dagli investigatori ed avvenuti alla Spezia: il primo nel mese di marzo 2023, l’ultimo nel dicembre scorso.
Il comune denominatore era sempre lo stesso: donne loquaci e ben vestite, apparentemente insospettabili, avvicinavano in strada le anziane vittime e, con la scusa di aiutarle in qualche incombenza della vita quotidiana o presentandosi come nuove vicine di casa, con abile gioco di squadra carpivano informazioni personali: cognome e indirizzo. Poi, creando situazioni favorevoli, si impossessavano delle chiavi di casa, passate subito dopo ai complici incaricati di svaligiare le abitazioni.
Quando le vittime rincasavano si accorgevano di non avere più le chiavi, che solitamente ritrovavano per terra nei pressi dell’abitazione ma, una volta aperta la porta, l’amara sorpresa: casa a soqquadro, soldi e preziosi rubati.
Acquisite di volta in volta le denunce delle vittime, le testimonianze di altre persone nonché le immagini delle telecamere di sicurezza pubbliche e private, i sospetti si concentravano sugli occupanti di un’autovettura bianca, che si aggirava sempre dove venivano consumati i furti.
Il primo episodio nel mese di marzo dello scorso anno quando una novantunenne, seduta su una panchina nel quartiere di Migliarina (ripresa in lontananza dalle telecamere di un distributore) veniva avvicinata da due donne che le sfilavano di tasca le chiavi, carpendo l’indirizzo. Nel rincasare l’anziana rinveniva vicino al portone le chiavi, che in un primo momento pensava di aver smarrito, ma subito dopo constatava di aver subito un furto di ingente valore nella propria abitazione.
Il secondo episodio lo stesso giorno, nel medesimo quartiere e con modalità identiche: un’ottantenne che stava passeggiando veniva avvicinata da due donne (riprese dalle telecamere di un negozio) le quali, con la scusa di chiedere informazioni, trafugavano abilmente dalla borsa le chiavi di casa, subito dopo depredata dai complici.
Dopo un periodo di inattività sul territorio spezzino, il gruppo ricominciava ad agire in città a cadenza pressoché mensile.
Nel mese di ottobre, difatti, veniva consumato il terzo furto, in danno di una ottantatreenne avvicinata in zona centro dalle solite donne mentre era intenta a gettare la spazzatura. Una delle due (ripresa da una telecamera) fingeva di aiutarla a conferire la spazzatura, approfittandone invece per sfilarle le chiavi dalla borsa. L’altra la pedinava per sincerarsi non rincasasse prima che i complici, due uomini (ripresi dalle telecamere del palazzo), aprissero l’abitazione con le chiavi, svaligiandola.
Il quarto episodio a novembre, nel quartiere di Mazzetta, vittima una coppia di coniugi ottantenni avvicinati da una sedicente nuova vicina di casa (ripresa dalla telecamera di un negozio), riuscita ad impossessarsi del mazzo di chiavi custodito nel borsello dell’uomo. Poi, secondo l’ormai collaudato copione, i complici svaligiavano l’abitazione, aprendo con le chiavi anche la cassaforte dove erano custoditi denaro contante e preziosi.
Nel dicembre scorso l’ultimo episodio, il quinto: con la solita tecnica un’ottantenne veniva borseggiata nel quartiere di Mazzetta da una donna che, spalleggiata da un uomo, le asportava il portafoglio contenente alcune migliaia di euro, senza tuttavia riuscire ad impossessarsi delle chiavi di casa.
Pervenuta notizia dell’ultimo furto gli agenti della Squadra Mobile, che da tempo erano sulle tracce della batteria di ladri ed avevano già raccolto una serie di indizi nonché un numero parziale di targa, perlustrando il territorio riuscivano finalmente a rintracciare l’auto sospetta, che veniva seguita.
A bordo due uomini ed una donna pregiudicati, identificati con l’ausilio di una pattuglia della Polizia Stradale in Val di Vara, mentre si allontanavano dalla città percorrendo la strada statale Aurelia. Sul mezzo veniva sequestrata una somma di denaro probabile provento del borseggio commesso prima in danno dell’ottantenne e rinvenuti alcuni capi di abbigliamento indossati in occasione dei precedenti furti, ripresi dai filmati delle telecamere acquisite nel corso delle indagini.
Il paziente e certosino lavoro investigativo, partito grazie alle immagini dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati, proseguito con la raccolta delle testimonianze di vittime e testimoni, corroborate da individuazioni fotografiche, permetteva di raccogliere gravi indizi di reità nei confronti di quattro individui: due donne e due uomini che, all’esito, venivano deferiti alla locale Autorità Giudiziaria.
Il Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale della Spezia dottor Antonio Patrono ed il Sostituto dott.ssa Maria Pia Simonetti, che hanno coordinato le indagini, valutato il grave quadro indiziario e la necessità di impedire la reiterazione di analoghi reati, richiedevano l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di due donne ed un uomo, accolta dal giudice per le Indagini Preliminari dott.ssa Diana Brusacà.
Si tratta di una donna cinquantenne alla quale vengono contestati i cinque episodi delittuosi sopra descritti, del suo compagno cinquantatreenne al quale ne vengono contestati in concorso almeno due nonché una cinquantatreenne che dovrà risponderne di tre.
Il quarto complice, un giovane uomo non destinatario di misura cautelare, è stato denunciato in stato di libertà per un solo episodio delittuoso.
Le tre misure cautelari sono state eseguite nella giornata di ieri dalla Squadra Mobile Spezzina, con la collaborazione di quella di Cuneo, dove vivono gli indagati, tutti cittadini italiani già gravati da numerosi precedenti specifici per reati contro il patrimonio.
Mentre la cinquantatreenne veniva rintracciata nella sua abitazione in provincia di Cuneo, la coppia di conviventi risultava aver appena lasciato la predetta città, verosimilmente per effettuare una nuova “trasferta”.
Le ricerche venivano pertanto estese sul territorio nazionale e la coppia rintracciata poco dopo in Cusano Milanino dove una pattuglia dei Carabinieri, in autonomia, aveva appena proceduto al controllo di un’autovettura sospetta con a bordo, guarda caso, proprio la coppia ricercata.
Quest’ultima veniva tratta in arresto da personale delle Squadra Mobili della Spezia e di Cuneo, con la fattiva collaborazione di quello della Stazione Carabinieri di Cusano Milanino.
Nel corso delle perquisizioni eseguite in provincia di Cuneo sono stati rinvenuti ulteriori elementi atti a corroborare il quadro probatorio ed in particolare diversi capi di abbigliamento indossati in occasione della commissione dei reati contestati.
All’esito dell’attività esecutiva tutti gli indagati sono stati posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria spezzina: le donne presso le Case Circondariali di Torino e Milano San Vittore e l’uomo presso quella di Monza.
La posizione degli indagati, ai quali viene contestato in concorso il reato di furto in abitazione, aggravato anche dal fatto di aver agito in almeno tre persone ed in pregiudizio di persone anziane caratterizzate da minorata difesa, è ora al vaglio del Giudice per le Indagini Preliminari, per una puntuale analisi delle condotte e sfumature di responsabilità di ciascuno di loro.
Determinante, ai fini della buona riuscita dell’operazione, è stata la fattiva collaborazione delle vittime e dei cittadini che non hanno esitato a rivolgersi alle forze dell’ordine, fornendo informazioni che, opportunamente sviluppate durante la lunga e difficoltosa attività investigativa, si sono rivelate indispensabili per cristallizzare, nel tempo, una serie di convergenti elementi che hanno permesso di individuare, identificare e disarticolare la perniciosa batteria di trasfertisti.
È fatta salva in ogni caso – in base agli artt. 27 della Costituzione, 6 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, 47 e 48 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea – la presunzione di innocenza delle persone sottoposte ad indagini preliminari, che possono far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai reati per cui si procede.