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Vespa killer velutina a Genova, 5 nidi ritrovati e poche informazioni su cosa fare

vespa velutina nido struppa genovaGenova – Cinque nidi di Vespa killer velutina segnalati negli ultimi mesi e poche informazioni su interventi e risultati ottenuti. Chiedono più trasparenza e più informazioni i Cittadini che hanno segnalato almeno 4 dei cinque nidi di calabrone asiatico ritrovati solo tra ottobre e novembre sul territorio cittadino. Poche le informazioni su cosa fare, quasi nulla la comunicazione riguardante questa emergenza crescente e che non riguarda solo api e biodiversità e ancora tanta confusione su cosa occorre fare quando si pensa di aver trovato un nido.
Il caos regna sovrano nella guerra all’invasione dell’insetto killer che distrugge gli allevamenti di api e gli insetti impollinatori ma che ben presto, se non contrastata in modo più efficace e deciso, potrà presto trasformarsi in una emergenza sicurezza anche per gli esseri umani come già succede nella vicina Francia dove, ogni anno, si registrano già decessi e non solo di persone allergiche o debilitate (articolo 1articolo 2).
Vespa velutina nido Cogorno
La Regione Liguria, dopo lo stop ai finanziamenti europei del progetto Stop Velutina, che aveva di fatto arrestato l’avanzata dall’imperiese della vespa, con centinaia di nidi scoperti e distrutti, ha affidato al Parco Regionale delle Alpi Liguri il compito di coordinare gli interventi che, al momento, si limitano al lavoro di pochi neutralizzatori volontari che ricevono 50 euro di rimborso spese per spostarsi sul luogo della segnalazione, accertare la effettiva collocazione e “attività” del nido per poi indossare una tuta del costo di crca 800 euro ed utilizzare un’asta in fibra di carbonio del costo di circa 7mila euro per “bucare” il nido con una speciale asta che spruzza una sostanza insetticida per la quale è necessario uno speciale patentino o comunque una autorizzazione particolare.
Poche persone volontarie, con rimborsi spese che fanno sorridere, stanno affrontando una vera e propria emergenza ambientale che solo nei prossimi anni potrà palesarsi in tutta la sua negatività.
Vespa velutina
La situazione, al momento, è questa: cinque i nidi segnalati a Genova
Il primo, un piccolo nido “primario” è stato trovato e neutralizzato a Sestri Ponente, attaccato ad un poggiolo di un palazzo.
Un secondo nido è stato trovato tra ottobre e inizio novembre in via Struppa, nell’omonimo quartiere della Val Bisagno, all’interno di un vivaio Aster.
Un oggetto circolare del diametro di non meno di un metro che è cresciuto per un’estate intera, inosservato, su un albero di una 15ina di metri.
Il nido è stato neutralizzato a novembre.
Un terzo nido è stato trovato in via Stefano Castagnola, a Sturla, su un albero a pochi metri dai poggioli di un palazzo. Nonostante le diverse segnalazioni il nido si trova ancora lì ed è in piena attività.
Un quarto nido è stato trovato in via Mogadiscio, in zona Montesignano, poco lontano dai campi sportivi del Bajardo, ma da allora non si hanno più notizie e la grossa “palla” color cartone è ancora al suoposto.
Il quinto nido è stato segnalato ancora una volta in via Struppa, poco lontano dal primo e ancora una volta non è dato sapere che ne è stato.

Le difficoltà dei Cittadini alle prese con le Vespe velutine
I Cittadini che hanno effettuato le segnalazioni vorrebbero una sorta di report, una pagina, una comunicazione che certifichi l’avvenuto intervento.
Lo vorrebbero anche gli apicoltori, i primi e i più diretti interessati visto che la presenza delle velutine, nell’imperiese, ha mandato al collasso il settore e ha visto la morte di decine e decine di attività di apiari e di diverse attività di produzione.
Si chiedono campagne di informazione per i cittadini, modalità più semplici e certificate per segnalare e report trasparenti che riportano la situazione anche in modo visivamente semplice.
Le difficoltà infatti iniziano nel momento stesso in cui qualcuno trova un nido. Verrebbe automatico pensare che, chiamando i vigili del fuoco, si possa avere un intervento di rimozione ma non è così. Incredibilmente i centralini dei Vigili del fuoco rispondono che non possono intervenire a meno che non si dimostri un reale ed imminente pericolo.
Le vespe velutine, a Genova, hanno già nidificato sotto terrazzi di condomini e su alberi a pochi metri da abitazioni ma in nessuno di questi casi è intervenuto un mezzo dei pompieri.
Inutile contattare forze dell’ordine poiché, nella migliore delle ipotesi, si ottiene la promessa di un inoltro della segnalazione.
Ancor meno utile ed efficace rivolgersi a privati poiché è già successo che un intervento maldestro abbia causato più danni che soluzioni o, peggio, che il “professionista” si sia reso conto solo al momento dell’intervento che si tratta di insetti piuttosto “combattivi” e pericolosi, più dei comuni calabroni e delle comuni vespe, contrariamente a quanto ci si ostina a voler far credere.
La realtà è che non appena il nido si sente minacciato, migliaia di individui si riversano all’esterno e attaccano chi si trova nelle vicinanze e questo comportamento ha causato decessi in Francia anche tra semplici escursionisti che si sono trovati a camminare troppo vicini ad un nido.
Al momento, chi individua un nido di vespa killer può solamente segnalarlo utilizzando l’indirizzo email salasituazione@parconaturalealpiliguri.it che fa capo al Parco Regionale delle Alpi Liguri, demandato, lo scorso anno, ad affrontare l’emergenza e a coordinare gli interventi. Un semplice indirizzo di posta elettronica non certificata, poco pubblicizzato e conosciuto solo da pochi interessati come gli apicoltori.
Se il Cittadino riesce ad inviare il messaggio (magari inviandosene copia al proprio indirizzo come “prova di invio”) viene ricontattato dopo qualche giorno e non ottiene una risposta immediata se non un generico, “abbiamo ricevuto, sarà ricontattato” come avverrebbe con un numero verde o comunque con un numero diretto.
La chiamata riceve una risposta direttamente dalla persona incaricata di occuparsi del nido e che, dopo aver chiesto elementi utili a definire la situazione – come foto o video del nido, punto gps e descrizione della situazione, “scompare” letteralmente e non ricontatta più il segnalante a meno che non sorgano dei problemi.
Chi ha segnalato la presenza del nido, a meno che non sia testimone fortuito dell’intervento, non sa se questo è avvenuto o meno e può accadere, come nel caso del nido di via Castagnola, a Sturla, che il nido, ad oltre un mese di distanza, sia ancora al suo posto e con il suo carico di vespe.
Un problema di sicurezza – perché la puntura delle vespe è mortale – ed un problema per l’ambiente poichè, con l’arrivo dell’inverno, i nidi allevano soprattutto maschi e regine e dall’accoppiamento ne derivano nuove Regine pronte a passare l’inverno in letargo e a riemergere ai primi caldi per fondare altri nidi.
Gli esperti dicono che da ogni nido possono nascere centinaia di Regine ed è facile comprendere perché non può essere una soluzione accettabile “lasciare il nido al suo posto”.
La lotta alla vespa velutina meriterebbe maggiore attenzione e maggiori risorse. Dovrebbe essere consentito l’intervento dei Vigili del Fuoco, quantomeno per fornire gli strumenti in caso di nidi ad altezze spropositate (anche oltre i 20 metri di altezza) o in luoghi raggiungibili solo con autoscale, piattaforme mobili o speciali attrezzature il cui costo nessun volontario può sostenere. Inoltre si potrebbe prendere spunto dalle regioni vicine dove la vespa velutina si combatte con la tecnologia e trasmettitori radio incollati agli insetti e seguiti con strumentazioni iper tecnologiche o con campagne di “trappolaggio” come quella realizzata al momento della scoperta del primo nido di velutina a Torino, con l’applicazione di centinaia e forse migliaia di trappole nel raggio di un chilometro dal ritrovamento, per catturare le nuove regine.
Si fatica a comprendere come gli interventi fatti in altre regioni non siano semplicemente “replicabili” nella nostra.
Ancor meno comprensibile, poi, è la motivazione che impedisce agli apicoltori italiani di utilizzare la tecnica del cosiddetto “cavallo di Troia” che consiste nella cattura di vespe velutine che attaccano le proprie api, nella applicazione di sostanze insetticide già vendute normalmente in Italia, e nella successiva liberazione delle vespe che, tornando al nido, diffonderebbero il veleno uccidendo l’intera colonia (metodo usato per le formiche)
L’operazione, incredibilmente, è “a rischio denuncia” per il semplice motivo che il principio attivo non è registrato per quell’uso in Italia. In Francia e in Spagna viene comunemente utilizzato senza particolari problematiche.
Le associazioni degli apicoltori ne richiedono da anni l’autorizzazione ma, incredibilmente, nessuno da loro retta.

Vespa velutina vigili fuoco Sestri Levante

vespa velutina nido via Castagnola 26 Genova

Redazione Liguria
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