Genova – Uno sciame d’api che “atterra” su uno degli ulivi di largo Merlo, tra lo stupore e un pò di preoccupazione dei presenti. E’ accaduto ieri pomeriggio, nel quartiere di Quezzi.
Lo sciame, non particolarmente grande ma composto comunque da qualche migliaio di api, ha prima formato una sorta di nuvoletta attorno ad un ulivo e poi, pian piano, gli insetti hanno formato il classico “grappolo” con il quale viene circondata e protetta la Regina quando le api “viaggiano”.
Il numero degli sciami segnalati anche in città e tra le case, aumenta di giorno in giorno perché questo è il periodo nel quale gli alveari sono letteralmente al massimo della loro attività stagionale. L’inverno è ormai passato, le scorte di miele sono piene e nella colonia avviene un fenomeno che si ripete da milioni di anni: la sciamatura.
Le api operaie scelgono alcune uova tra le migliaia che la Regina produce, e le allevano in speciali celle dette “reali”, più grandi e riempite di pappa reale.
Questa dieta particolare – e null’altro che questo – trasforma un normale uovo da operaia in una futura Regina.
Quando la vecchia Regina sente che la nuova sta per nascere, abbandona il nido con una parte delle sue operaie e vola via. Questo, da milioni di anni, è il modo con cui si “riproducono” le api e si diffondono nella Natura.
Per questo non occorre allarmarsi per quanto avviene e non c’è nulla di “anomalo” nel fenomeno. Si tratta di una cosa del tutto naturale che avviene da prima che le città venissero costruite.
Lo sciame lascia il nido e vola via, alla ricerca di un nuovo posto dove migrare e fondare una nuova colonia.
Nello spostamento può finire in aperta campagna, in un bosco oppure in città, su una moto, su un albero, su una finestra o un poggiolo.
Occorre ricordare che lo sciame non è pericoloso se non è molestato o disturbato e non può essere distrutto o avvelenato a rischio di grossi guai con la Giustizia.
In primis perché potrebbe essere di qualcuno – come una moto, un’auto, una casa – e quindi il Proprietario ha il diritto di recuperarlo, e poi perché le api sono insetti impollinatori e si è calcolato che il 70% delle cose che mangiamo dipendono dalla loro impollinazione.
Distruggere uno sciame è una idiozia.
Ovviamente a nessuno fa piacere avere migliaia di api sul balcone di casa o su un albero in giardino ma si può chiamare il 112 che passerà i vigili del fuoco che, incredibilmente, non sono preposti a questo tipo di emergenza (idem per vespe, calabroni e, recentemente, per le vespe asiatiche) ma hanno i numeri delle associazioni degli apicoltori (AlpaMiele, Apiliguria, Amici delle Api) che possono attivare i loro soci per il recupero gratuito degli sciami.
Come nel caso di Quezzi, infatti, arriverà gratuitamente un apicoltore volontario, che mette a disposizione il suo tempo per la collettività e per aiutare e proteggere le api, e raccoglierà lo sciame per portarlo al sicuro.
Nel frattempo le api rimarranno al loro posto, in attesa che le “esploratrici” trovino un posto più idoneo o che l’intera famiglia decida di spostarsi ancora.
Non vanno disturbate, non bisogna fornire loro acqua o cibo poichè sono autonome e cariche di miele per il viaggio.
In genere non attaccano e non sono pericolose proprio per il fatto che sono appesantite dal miele che trasportano.
Ovviamente difendono la Regina e se si tenta di spostarle, di spaventarle o di attaccarle, rispondono con determinazione.
Esistono casi nei quali è bene fare molta attenzione perché rendono più complesso e costoso l’intervento di recupero: quando si infilano in buchi nei muri, nei cassetti delle tapparelle o in sottotetti.
In questi casi l’apicoltore tenterà di recuperare le api ma se non riuscisse potrebbe proporre un intervento a pagamento che il segnalante può rifiutare.
Per evitare questi “casi particolari” si suggerisce l’uso di prodotti con forti odori, da spruzzare (prima dell’arrivo delle api) nei buchi, nei tubi aperti verso l’esterno, vicino alle tapparelle in alto e nei luoghi dove non si desidera entrino le api.
Le “esploratrici” verranno infatti respinte da forti odori chimici.
(Foto di Alessandra Lineo – Facebook)
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