Liguria – Acquistare miele italiano e firmare le petizioni che chiedono etichette chiare e “trasparenti” sull’origine dei prodotti e la provenienza del prodotto.
In occasione della Giornata Mondiale delle Api, che si celebra il 20 maggio, Coldiretti Liguria lancia un appello forte e chiaro: acquistare miele italiano, meglio se ligure, per sostenere gli apicoltori e salvaguardare un patrimonio fondamentale per la biodiversità, la sicurezza alimentare e la salute dell’agricoltura. A minacciare il settore non ci sono solo i cambiamenti climatici, ma anche le importazioni di miele straniero a basso costo e di dubbia qualità, che alimentano una concorrenza sleale e mettono in difficoltà migliaia di produttori onesti.
“La Liguria è una regione strategica per l’apicoltura”, affermano Gianluca Boeri, presidente di Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale. “Con una produzione che nel 2024 ha raggiunto 280 tonnellate, in lieve crescita rispetto al 2023 (+3%). Ma restano forti le criticità: la stagione primaverile è stata segnata da piogge frequenti e temperature instabili, che hanno compromesso molte fioriture. In particolare, l’erica è stata quasi assente, e l’acacia, su cui si basa gran parte del miele ligure, ha avuto risultati molto disomogenei. In alcune zone la raccolta è stata praticamente azzerata, in altre si spera in una lieve ripresa.”
I rendimenti, seppur lievemente in aumento rispetto al 2024, restano lontani dalle medie storiche. I cambiamenti climatici rendono instabile la produzione e aumentano le perdite invernali, che in alcuni casi hanno superato il 60%, anche a causa della diffusione della vespa velutina.
A preoccupare sono anche le importazioni a livello nazionale: cresciute nell’ultimo anno del 14%, hanno ora superato le 25.000 tonnellate. Tra queste, una parte è spesso protagonista di gravi frodi, come lo sciroppo di riso cinese che simula miele millefiori. Un’operazione congiunta di Guardia di Finanza e ICQRF, a gennaio 2025, ha portato al sequestro di oltre 22.000 kg di prodotto sofisticato, confermando la gravità del fenomeno. Il problema è anche nella scarsa chiarezza dell’etichettatura: “Se un miele che arriva dalla Cina entra in Turchia, quando poi arriva in Italia diventa ‘prodotto in UE’, di fatto fuorviando il consumatore.”
“Siamo di fronte a una concorrenza sleale che mina la credibilità del miele italiano”, sottolineano Boeri e Rivarossa, “e per questo è urgente rendere obbligatoria l’indicazione di origine anche nei prodotti trasformati, dove oggi la provenienza può facilmente essere omessa. È l’unico modo per tutelare chi produce con serietà e chi acquista con fiducia.”
“Valorizzare il miele ligure”, concludono, “è il primo passo che noi consumatori possiamo fare per difendere non solo un prodotto di eccellenza, ma anche un modello agricolo sostenibile. Il secondo? Firmare la petizione STOP CIBO FALSO: ORIGINE IN ETICHETTA, così da ottenere una legge di origine popolare sulla provenienza del cibo che riempie le nostre tavole”.
Ogni vasetto di miele 100% italiano è un atto concreto per proteggere il futuro della nostra agricoltura, della biodiversità e dei territori fragili.”