Siena – Alla fine, dopo una ‘mossa’ particolarmente tesa durata quasi un’ora, ha vinto la contrada della Torre. Il Palio di Siena dedicato alla Madonna di Provenzano è andato al cavallo Morosita Prima, guidato dal fantino Andrea Mari, 38 anni, detto Brio. In una rovente Piazza del Campo i 60mila spettatori, prima di assistere alla corsa, hanno vissuto una preparazione estenuante costellata da mancati allineamenti, trattative, schermaglie tra fantini nemici, una falsa partenza e continui richiami del Mossiere. Palio emozionante: Selva subito in testa, ma è un fuoco di paglia. Alla curva del Casato la svolta, con il sorpasso definitivo della Torre insidiata, metro dopo metro, dall’acerrimo rivale dell’Onda. Il duello è palpitante, ma la Torre resiste e conquista una vittoria che in contrada era attesa dal 2005.
La festa, tuttavia, non spegne le polemiche divampate dopo la morte del cavallo Periclea durante le prove di martedì scorso. La Procura di Siena ha aperto un’inchiesta e ha acquisito alcuni atti in Comune. Intanto, il Movimento 5 Stelle di Siena si è schierato contro il suo parlamentare Paolo Bernini che sull’episodio aveva presentato un’interrogazione.
Il M5s di Siena, si legge in una nota, «si dissocia totalmente dalla presa di posizione del parlamentare Bernini, che si è permesso iniziative decisamente affrettate e a dir poco approssimative sul nostro Palio. Riteniamo infatti che Bernini si sia colpevolmente dimenticato di approfondire la questione con chi ne sa e ne sapeva molto più di lui, probabilmente annebbiato dal desiderio di farsi un po’ di pubblicità estiva. Eppure sarebbe bastata una semplice telefonata. Siamo convinti, come ogni senese, che debba essere fatto il massimo per tutelare la salute dei cavalli e la buona riuscita della carriera, ma all’interno di un percorso di condivisione e di conoscenza libero dal pressappochismo e dalla demagogia pelosa di un certo “animalismo da accatto” capace di accendersi solo il 2 di luglio ed il 16 agosto, ma cieco muto e sordo, su questioni ben più gravi, gli altri 363 giorni dell’anno».
Fabio Tiraboschi