Madrid – Passeranno alla storia come le elezioni che hanno posto fine al bipolarismo Popolari-Socialisti che si alternavano al Governo dalla fine del franchismo. Con il 99% delle schede scrutinate si conferma che i popolari (Pp) del premier uscente Mariano Rajoy sono il primo partito con 123 seggi ma lontani dai 176 necessari per formare un governo monocolore come avvenne nel 2011 quando conquistarono 186 deputati.
Come previsto a Rajoy, cui la Costituzione, in quanto leader del partito più votato, assegna il compito di tentare di formare un governo di coalizione.
“Non sarà facile” ha riconosciuto lo stesso Rajoy trovare i 53 voti necessari. Impossibile una ‘grosse koalition’ alla tedesca con i socialisti di Pedro Sanchez che hanno preso 90 seggi contro i 110 del 2011.
Più chance ha un’intesa con i liberal-nazionalisti di Ciudadanos di Alberto Rivera, quarti con 40 deputati, da soli
non sufficienti: mancherebbero all’appello ancora 13 deputati per raggiungere la soglia dei 176 voti sui 350 della Camera.
Impossibile un’intesa con la sinistra radicale di Podemos di Pablo Iglesias, che grazie alla spinta degli indignados, è
ormai il terzo partito spagnolo con 69 seggi.
Quinti con 9 seggi la formazione di estrema sinistra Unidad Popular, formata dalla ex Izquierda Unida e i verdi; sesto i baschi del Pnv con 6 deputati; i baschi di Euskal Herria Bildu con 2 seggi; ultimo con 1 deputato la lista locale della
Colazione per le Canarie.
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