Bergamo – È destinata a far discutere la sentenza della Corte d’Appello di Brescia, che ha consentito a una donna di 39 anni affetta da sclerosi multipla di adottare un bambino. La donna e il marito si erano visti negare questa possibilità dal Tribunale dei minori, che riteneva la malattia della donna non compatibile con la maternità: “La coppia – si legge nella sentenza – pare non prenda in considerazione quanto la patologia della moglie possa incidere nella strutturazione di un solido legame genitori – figlio”.
La sentenza arriva come una mazzata sui due, che in passato avevano tentato in tutti i modi (compresa la procreazione assistita) ad avere un bambino, prima di scoprire di avere problemi di fertilità. Anziché arrendersi, però, decidono di impugnare la sentenza e rivolgersi alla Corte d’Appello di Brescia, che ribalta la decisione del presa dal tribunale precedente. “In questo caso – afferma il legale della coppia – la malattia era la sclerosi multipla, ma la sentenza sancisce una speranza sulla difficile strada che porta all’adozione per tante altre persone con disabilità”.
“Nella fattispecie – ha aggiunto l’avvocato – abbiamo saputo dimostrare, e il giudice l’ha recepito, che la sclerosi multipla non può essere considerata solo una malattia invalidante e senza scampo, tanto da negare l’adozione di un figlio. Oggi sappiamo che non è così, in molti casi, infatti, grazie ai passi avanti della ricerca scientifica, si può vivere con questa patologia e mantenere buone prospettive e qualità di vita. Tenendo sempre presente l’interesse superiore del minore, abbiamo dimostrato come i coniugi siano in possesso delle risorse affettive ed educative necessarie per adottare uno o due bambini e dare loro stabilità e sicurezza”.