Catanzaro – Incredibile storia di malasanità dall’Ospedale “Pugliese” di Catanzaro, dove la notte del 6 maggio 2014, Catia Viscomi è entrata in coma dopo aver dato alla luce il suo primogenito Aldo. Dopo il parto, la donna non riceve ossigeno, e né il medico né l’anestesista se ne accorgono. Il motivo è che i macchinari (che in genere emettono un allarme sonoro in caso di complicazioni per il paziente) erano stati silenziati su richiesta dell’anestesista Loredana Mazzei, disturbata dal rumore.
Il marito della donna Paolo Lagonia da due anni chiede di sapere la verità su quanto accaduto quella notte. La prima inchiesta era stata archiviata dopo la morte dell’anestesista Mazzei. Dopo il clamore mediatico scatenato dalla vicenda, il sostituto procuratore di Catanzaro Debora Rizza ha riaperto l’indagine, nominando un collegio di periti per chiarire l’andamento dei fatti. Lagonia ha infatti sempre sostenuto che altri medici, in concorso con la Mazzei, dovrebbero rispondere del danno neurochirurgico subito dalla moglie. La Mazzei soffriva da tempo di “misticismo esasperato”. Un verbale riportato dal Corriere Della Sera riporta come la Mazzei fosse emotivamente instabile. Un episodio lo dimostra piuttosto chiaramente: prima di recarsi in sala operatoria per operare un bambino, la donna si era inginocchiata davanti ai genitori esclamando: “siamo tutti nelle mani degli angeli”. La speranza di Lagonia è che la nuova indagine tenga conto delle patologie di cui soffriva la Mazzei.