Genova – Il Comune arranca e le casse comunali sono sempre più in rosso e così scatta la richiesta, ai cittadini, di destinare il 5 per mille della dichiarazione dei Redditi alle attività socialmente utili.
Dopo la “bufera” su Amiu che chiede aiuti ai volontari per la pulizia dei quartieri pur facendo pagare fior di tasse, ecco un nuovo segnale di crisi che sembra destinato a suscitare nuove polemiche.
Come ogni anno, infatti, in fase di compilazione della dichiarazione dei redditi, ogni cittadino può scegliere di destinare il 5 per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) ad enti che svolgano attività socialmente rilevanti.
Una delle possibilità è quella di sostenere, con il proprio 5 per mille, finalità di interesse sociale svolte dal proprio Comune di residenza.
Un contributo sempre più indispensabile in tempi di spending review e di continui tagli dei trasferimenti dallo Stato agli enti locali.
Sono quasi 30 mila le persone raggiunte dai servizi sociali del Comune di Genova, con risorse quasi completamente pubbliche.
In questi anni di tagli alle finanze locali, l’Amministrazione ha scelto coraggiosamente di mantenere invariata la spesa per i servizi sociali tradizionali, introducendone anche di nuovi destinati a bisogni emergenti.
Per questo motivo il contributo di tutti – anche attraverso lo strumento del 5 per mille – può aiutare a migliorare il sistema complessivo.
I servizi “classici” erogati sono principalmente dedicati ai minori e alle loro famiglie. Si tratta di una rete capillare di centri socio-educativi, centri di aggregazione educativa individuale ed educativa di strada presenti in tutti i Municipi. Si chiamano “centri servizi famiglia” e svolgono una funzione fondamentale di prevenzione, essendo dedicati in particolare alle famiglie che hanno difficoltà a svolgere appieno i propri compiti genitoriali.
Per le situazioni più critiche il Comune sostiene i minori in affidamento familiare, in comunità educative e negli alloggi protetti che ospitano le mamme con i figli che hanno dovuto allontanarsi da situazioni di conflittualità o violenza intra-familiare.
Per le donne vittime di violenza il Comune sostiene anche la rete dei Centri Antiviolenza e le case rifugio.
Importante è anche il sostegno alle persone non autosufficienti, anziane e disabili, consentendo a chi ha difficoltà economiche di accedere alle strutture residenziali, ai centri diurni, al fondo per la non autosufficienza, all’assistenza domiciliare. Un altro servizio del Comune di Genova per le persone disabili è il trasporto individuale verso il lavoro e verso i centri diurni.
Nei servizi sociali del Comune (uno per ogni Municipio ed uno dedicato alle persone italiane e straniere senza residenza) lavorano assistenti sociali, educatori e psicologi che, collaborando con le associazioni, con le cooperative sociali, con il mondo religioso, promuovono molteplici attività per favorire la coesione sociale, progetti di invecchiamento attivo, centri sociali per anziani, buon vicinato, feste di quartiere. Con l’aiuto del volontariato si cerca di sostenere i cittadini più in difficoltà, ad esempio attraverso i social market presenti in quasi tutti i quartieri.
Per le persone senza dimora il Comune partecipa ad un patto di sussidiarietà con le associazioni che gestiscono sportelli di primo ascolto, servizi di bassa soglia, strutture residenziali per far fronte ad un problema che resta ancora in gran parte irrisolto.
I nuovi bisogni riguardano in particolare gli immigrati e richiedenti asilo. I Comuni sono in prima linea nell’accoglienza e assistenza dei minori stranieri non accompagnati. In questi ultimi anni, in collaborazione con il privato sociale, si è dovuta ampliare considerevolmente l’offerta di strutture di accoglienza per offrire a questi ragazzi che abbandonano in solitudine situazioni di grave disagio, l’opportunità di studiare e raggiungere un’autonomia lavorativa.