Genova – No ai pic-nic nei Parchi e nelle Ville storiche del genovese. L’associazione Italia Nostra si scaglia contro la proposta, al vaglio dal Comune di Genova, di aprire alcune strutture di particolare pregio al pubblico che potrebbe usarle per giocare a pallone nei prati o per organizzare barbeque e pic-nic all’aperto.
L’associazione interviene sul documento in discussione in Comune, chiedendo di rispettare la Carta di Firenze sui Giardini storici, che considera i parchi e giardini storici a monumenti viventi e li equipara ai musei. E chiede la nomina di cinque curatori.
Secondo Italia Nostra, infatti, i parchi storici, di cui Genova ha abbondanti esempi (fra quelli più noti villa della Duchessa di Galliera a Voltri, villa Pallavicini e villa Centurione Doria a Pegli) sono erroneamente percepiti da molte persone, e purtroppo spesso anche da chi amministra le città, come anonimi spazi verdi d’uso pubblico privi di qualunque connotazione storica, artistica o paesaggistica.
La denuncia di questo grave fraintendimento è la premessa da cui Italia Nostra Genova parte nelle osservazioni che ha presentato al nuovo ‘Regolamento d’uso dei parchi storici’ in discussione nelle commissioni e nel consiglio del Comune di Genova. L’impropria e distorta associazione fra parco storico e spazio verde, piuttosto diffusa, nasce da scarsa sensibilità ma anche da una ragione comprensibile in una città avara di spazi: la legittima esigenza di rendere disponibili ai cittadini luoghi verdi fruibili.
“Una legittima esigenza – spiegano a Italia Nostra – non può però assolutamente essere soddisfatta minimamente snaturando e alla lunga distruggendo dei veri beni culturali, quali sono i parchi storici. E invece è proprio questo che accade a Genova: i parchi storici, nella migliore delle ipotesi, vengono considerati ‘bene ambientale”, ma non, come sono, ‘bene culturale’, da conservare e tutelare”.
Italia Nostra, si domanda ad esempio:”è immaginabile utilizzare come foglio per prendere appunti un dipinto di Picasso? Come parcheggio un parco archeologico con rovine di templi greci? Come manichino in un outlet di abbigliamento una scultura del Canova? E allora perché dovremmo considerare normale utilizzare come campo di calcio improvvisato un giardino all’italiana progettato nel Cinquecento da un grande architetto? O permettere pic nic di massa in un bosco romantico disegnato come opera d’arte da un paesaggista inglese dell’Ottocento, con tempietti, cascate, grotte artificiali?”.
Alcuni parchi storici genovesi, 5 o 6, sono di grande interesse artistico per arredi scultorei, stucchi, elementi architettonici, spesso anche idraulici, come complesse catene d’acqua collegate a fontane (spettacolare ad esempio quella della Duchessa di Galliera a Voltri, recentemente riattivata): sono veri musei all’aperto che potrebbero avere un cauto e intelligente uso turistico, e sono invece non solo poco curati se non addirittura semi-abbandonati, ma anche oggetto del più stupido vandalismo perché non controllati, in quanto non considerati un bene culturale.
Altri parchi storici sono invece, per la loro genesi e storia, più modesti dal punto di vista architettonico e storico-paesaggistico: questi possono tollerare minori limitazioni nell’uso.
“In ogni caso – spiegano ancora a Italia Nostra – tutti i parchi storici, sia quelli di maggior rilievo storico-artistico e paesaggistico sia quelli di rilievo minore, richiedono ben maggiori controlli rispetto a quelli scarsissimi di oggi, e molto maggior manutenzione di quanta ne abbiano adesso, in quanto aree comunque recintate e pregiate. Il livello di degrado è infatti altissimo, se si sente la necessità di esplicitare per iscritto che in questi parchi è vietato accendere barbecue e fornelli, e di elencare come vietate attività elementari vietate in qualunque luogo pubblico”.
Italia Nostra ha chiesto al Comune di Genova che la Carta dei Giardini Storici Icomos Ifla, detta Carta di Firenze, che precisa le modalità di manutenzione, conservazione e utilizzo dei giardini storici, non sia solo dichiarata base del Regolamento d’uso dei parchi storici genovesi ma vi sia allegata.
L’associazione ha poi fatto precise osservazioni ai singoli articoli del Regolamento, inviandole fin dal mese di febbraio ai Municipi e agli assessorati e uffici competenti, e, negli ultimi giorni, alle commissioni consiliari I Affari istituzionali e generali e IV Promozione della città.
In particolare si è affermata la necessità di riconoscere ai parchi storicamente più importanti, che sono spesso anche i più fragili, la necessità della figura di un curatore, per uno o anche per gruppi di parchi. Il curatore è colui che, come il direttore di un museo, ha le competenze per predisporre e attuare i piani di manutenzione e gestione, coordinare le diverse professionalità indispensabili al mantenimento del bene culturale, può decidere su autorizzazioni e deroghe.
La figura del Curatore è necessaria perché i parchi storici sono beni fragili e delicati, in quanto monumenti viventi, e quindi devono essere oggetto di cura continuativa, tenendo conto del fatto che qualsiasi intervento incide sulla consistenza materiale del bene.
“Solo un curatore può avere una conoscenza approfondita dello stato del parco – spiegano a Italia Nostra – una visione d’insieme, non frammentata tra soggetti diversi con competenze non specifiche, E’ al curatore che spetta coordinare tutte le operazioni di restauro e manutenzione e valutare l’idoneità e il corretto svolgimento degli interventi e delle attività”.
L’associazione Italia Nostra chiede la reintroduzione di un curatore singolo per ciascuno dei parchi delle ville Duchessa di Galliera a Voltri, Centurione Doria a Pegli (per quanto riguarda il lago e l’isola progettata da Galeazzo Alessi), Pallavicini a Pegli, e parchi di Nervi e di un curatore unico per i parchi delle seguenti quattro ville, che hanno caratteristiche e necessità di tutela comuni: Imperiale Scassi a Sampierdarena, Di Negro Durazzo Rosazza in piazza Di Negro, Imperiale Cattaneo a San Fruttuoso, Villetta Di Negro in piazza Corvetto. E infine maggior sorveglianza per tutte le altre ville, quelle senza curatore.