Milano – L’articolo 89 della Legge di Bilancio che verrà discusso la prossima settimana al Senato, “Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G“, prevede il passaggio del sistema televisivo nazionale al digitale terrestre di seconda generazione per consentire lo sviluppo della rete 5G per la telefonia e far sì che i canali televisivi trasmettano su Dvb-T2, uno standard che permette di trasferire più dati e su un intervallo di frequenze più stretto del digitale terrestre di prima generazione.
Il periodo di transizione sarà da gennaio 2020 a giugno 2022, quando sarà effettiva la migrazione da una tecnologia all’altra. Nelle case degli italiani, nove televisori su dieci non sono idonei a questo passaggio, e per questo motivo sarà necessario l’utilizzo di un decoder e l’acquisto di nuovi schermi. Inoltre, bisognerà intervenire per adeguare le antenne centralizzate dei condomini. Per andare incontro alle esigenze dei consumatori che si troveranno costretti a fronteggiare un nuovo acquisto di apparecchiature per poter continuare a vedere la televisione, la legge di bilancio metterà a disposizione 100 milioni di Euro in contributi alle famiglie per l’acquisto di apparecchi decoder e televisori. I contributi saranno suddivisi in circa 25 milioni di Euro all’anno, dal 2019 al 2022: la cifra non sarà però sufficiente a coprire l’intera platea di spettatori, raggiungendo la soglia del 40% circa del totale dei proprietari di una tv.
I portavoce del centro studi della Fondazione Ugo Bordoni, in una intervista rilasciata a Repubblica, hanno affermato che «ciascuna emittente dovrà decidere se usare il normale Dvb-T2 o anche il codec Hevc. Nel primo caso, già il 60 per cento circa dei televisori è compatibile. Nel secondo, è circa il 5 per cento». Il codec Hevc, che dà ulteriori vantaggi alle trasmissioni tv (verso la ultra alta definizione 4K), è supportato solo dalle tv in vendita dal 2017.