Genova – I consumatori possono utilizzare sacchetti di plastica portati da casa per acquistare frutta e verdura e non sono più costretti a pagare quelli “offerti” nei supermercati. A stabilirlo, con una sentenza destinata a suscitare una nuova ondata di discussioni e polemiche, il Consiglio di Stato che ha esaminato le richieste avanzate dalle associazioni dei Consumatori.
Da oggi chi entra in un supermercato o si reca dal fruttivendolo per acquistare frutta e verdura non è più costretto a pagare per i sacchetti di plastica che servono per trasportarli a casa ma può usare sacchetti “idonei” portati da casa.
La decisione del Consiglio di Stato sembra destinata a gettare “benzina sul fuoco” di una discussione rovente che si era scatenata quando una legge varata dal Governo Gentiloni aveva introdotto l’obbligo di utilizzare sacchetti di plastica biodegradabili e non riutilizzabili per il medesimo scopo, per l’acquisto ed il trasporto a casa delle merci “deperibili”. Una decisione che aveva suscitato roventi polemiche perchè, di fatto, autorizzava i supermercati e i negozi a far pagare una somma per ogni sacchetto.
Nel giro di pochi giorni le somme richieste per i sacchetti “monouso” erano saliti sino a 3-4 centesimi cadauno e ogni tentativo dei Consumatori di “aggirare” il problema, inserendo diversi tipi di frutta e verdura nel medesimo sacchetto o portando da casa il proprio contenitore, erano stati “bloccati” dagli esercenti che hanno di fatto imposto l’acquisto dei sacchetti.
Alcune associazioni dei Consumatori hanno però intrapreso le vie legali e ora la decisione del Consiglio di Stato ha sciolto ogni dubbio: i supermercati e i negozianti non possono opporsi all’uso di sacchetti portati da casa purcè rispettino le prescrizioni di legge e siano “idonei a preservare l’integrità della merce e rispondenti alle caratteristiche di legge”.
Resta ora da chiarire come si faccia a stabilire se un sacchetto portato dal cliente sia o meno “a norma”.
Di certo le discussioni nei negozi torneranno roventi,
