Genova – Il quartiere del Lagaccio deve il suo curioso nome ad uno specchio d’acqua che anticamente si trovava proprio nell’area oggi occupata dal campo sportivo. Il lago era stato realizzato attorno al 1500, per volere della famiglia Doria che possedeva il Palazzo del Principe e che aveva necessità di grandi quantità d’acqua per alimentare i giochi d’acqua delle numerose fontane e per approvvigionamento per le necessità del palazzo.

Lo specchio d’acqua è stato molto utile alla città per tutto il Seicento e sino al 1800 ha alimentato numerose fabbriche ed opifici che sorgevano a valle dell’invaso e poi ha rifornito la caserma militare che via via è cresciuta nell’area attualmente occupata dalla ex caserma Gavoglio. Tuttavia era stato soprannominato “il lagaccio”, forse per le acque non proprio limpide o per la sua fama di luogo di tragedie visto che in molti, soprattutto giovani, vi si tuffavano nei mesi estivi, alla ricerca di refrigerio, pur non essendo dei provetti nuotatori e gli incidenti, talvolta tragici, non erano così rari.

Dai racconti degli anziani si sa che sino al periodo della Seconda Guerra Mondiale, il Lagaccio era ancora “balneabile” ma ormai era iniziato il lento ma inarrestabile declino che lo ha visto trasformarsi lentamente in un acquitrino maleodorante. Le acque melmose e maleodoranti  scatenavano proteste ogni estate e la morte di un ragazzino di 12, Felice Ceravolo, portò, tra gli anni 60 e 70 alla decisione di bonificarlo completamente gettando pietre e detriti in quello che ormai sembrava più una palude che un lago.

Il  nome dello sfortunato ragazzo, vittima del Lagaccio, è stato dato all’impianto sportivo che sorge proprio dove un tempo si trovavano le acque dove perse la vita.