Genova – Nella costruzione del ponte Morandi sarebbero stati utilizzati meno cavi di acciaio rispetto a quanto previsto dal progetto originale e sarebbero state usate tecniche non adeguate per la costruzione. E’ quanto emergerebbe da una perizia di cui relaziona il quotidiano Il Secolo XIX in edicola oggi. Un documento che, se confermato nel suo contenuto, getterebbe una luce ancora più sinistra su uno dei “simboli” della città di Genova.
Il ponte Morandi, crollato lo scorso 14 agosto uccidendo 43 persone e lasciando senza casa centianaia di genovesi, sarebbe insomma stato costruito senza rispettare le prescrizioni incluse nel progetto dell’ingegner Morandi e questo potrebbe avere provocato un ancora più rapido deterioramento della struttura, già “criticata” al tempo della sua costruzione per la “sfida” al precedente (e successivo) modo di costruire i ponti.
Nelle rivelazioni de Il Secolo XIX si legge di un numero minore di cavi di acciaio, di guaine di protezione che mancherebbero proprio negli elementi “affogati” nel cemento e quindi di più difficile identificazione e di altre “storture” rispetto al progetto iniziale.
Elementi che sarebbero emersi durante un sopralluogo con i tecnici nel luogo dove sono conservate le macerie di ponte Morandi. Gli ispettori avrebbero evidenziato forti anomalie e avrebbero predisposto una relazione tecnica che potrebbe diventare il “fulcro” di tutta l’indagine giudiziaria.
Chi sapeva di quelle anomalie costruttive? E se erano “note” perchè nessuno ha bloccato il traffico sul ponte?
Elementi che saranno discussi in Tribunale