Genova – Partiranno questa mattina alla volta del laboratorio svizzero che li analizzerà i 17 reperti che, secondo le ipotesi investigative della Procura di Genova, potrebbero rispondere alle domande sulle cause del crollo di ponte Morandi, lo scorso 14 agosto.
Il materiale, custodito con grande attenzione nell’hangar vicino al luogo della tragedia, sarà caricato su camion e inviato al laboratorio super-specializzato che gli inquirenti hanno consultato dopo averne esclusi moltissimi perchè in passato avevano lavorato per la società Autostrade del gruppo Benetton o per altri concessionari. Una precauzione per evitare possibili contestazioni successive alle analisi che diverranno prova di eventuale colpevolezza.
Sotto indagine parti diverse del tratto di ponte che è crollato ma, in particolare, pezzi degli stralli in cemento e acciaio che, secondo le ipotesi investigative, restano i principali “indiziati”.
Il laboratorio svizzero, come riporta questa mattina l’edizione de Il Secolo XIX, è tra i più accreditati al mondo e dotato delle strumentazioni più moderne e sofisticate per valutare la qualità e lo “stato di salute” dei materiali e dovrà dire se lo stato di usura dei materiali è “normale” o se ci sono tracce di particolari processi di degenerazione o, peggio, di difetti costruttivi che possono avere accelerato il degrado della struttura.
Gli esami potranno anche confermare o meno se i materiali sono stati sottoposti a particolari effetti fisico-dinamici che dimostrerebbero o meno le cause del crollo.
Unica incertezza i tempi di realizzazione di tutti i test previsti e la preparazione di una relazione che costituirà parte fondamentale nel processo che dovrebbe accertare la verità e punire gli eventuali responsabili.