Giustizia

CasaPound batte Mark Zuckerberg e ottiene la riapertura delle pagine del movimento che Facebook aveva oscurato in modo arbitrario.
Come avrebbe previsto anche uno studente del primo anno di Giurisprudenza, si è risolto a favore del movimento vicino all’ultra destra, il “caso” delle pagine oscurate dal social network fondato da Mark Zuckerberg con l’accusa di essere “diffusori di odio”.
Il giudice italiano ha accolto il ricorso di CasaPound che si è basato interamente sul diritto del movimento a veder giudicato il proprio operato dalla Giustizia del nostro Paese e non tanto da una multinazionale privata.

CasaPound ha ottenuto la riapertura delle pagine, un indennizzo di 800 euro al giorno per ogni giorno di ritardo nella ricomparsa delle pagine, il pagamento delle spese processuali e, molto probabilmente, avvierà una causa per il risarcimento del danno “di immagine” contro la multinazionale di Zuckerberg.

Si chiude così (forse) il caso controverso che aveva visto il colosso dei social autore di una “censura” a suo insindacabile giudizio, sul contenuto delle pagine riconducibili a CasaPound.
Ma occorre fare una precisazione importante e che avrebbe permesso a Facebook di evitare una “brutta figura” ed un danno economico che probabilmente sarà cospicuo.
Il giudice non ha fatto riferimento al contenuto delle pagine e neppure alla liceità di quanto affermato politicamente e “verbalmente” da CasaPound ma solo al diritto inviolabile a dirimere le questioni legali di fronte ad un Giudice e non invece “per decisioni di parte”.

La sentenza deve essere ancora pubblicata e certamente sarà molto interessante da leggere e analizzare ma è ipotizzabile che il Giudice abbia riconosciuto a CasaPound gli stessi diritti di ogni altro movimento politico italiano.
Senza esprimere giudizio – non richiesto – sulle opinioni espresse ma, piuttosto, sulla esistenza di un supposto diritto di Mark Zuckerberg e di Facebook di “decidere”.
Molto probabilmente, se Facebook avesse fatto ricorso ad un Giudice prima di intervenire, avrebbe potuto incontrare un “parere favorevole” o comunque una censura sui contenuti pubblicati qualora effettivamente fossero “incitamento all’odio”.
Avendo operato in proprio e senza rispettare le Leggi italiane, ha invece commesso un errore sanzionabile.

La “mossa” di Facebook contiene inoltre un “doppio errore” secondo molti analisti. Il primo, evidente, sanzionato dal Giudice, mentre il secondo è “strategico” poiché ora, con un pronunciamento legale sul diritto di CasaPound di avere una sua pagina pubblica, Facebook avrà molte più difficoltà a pretendere – a norma di Legge italiana – che i post della pagina vengano sottoposti a verifica ed eventuale “censura”.
In un certo senso il “caso” potrebbe aver favorito CasaPound invece di danneggiarla.