Egle Possetti durante il suo intervento

Genova – Egle Possetti, presidentessa del Comitato parenti delle Vittime di Ponte Morandi è intervenuta durante la cerimonia di commemorazione.

Salutata da un lungo applauso, la Possetti ha ringraziato tutti i presenti: “Questa radura della memoria è il primo embrione del futuro memoriale che dovrà essere completato e che sarà necessario affinchè questa tragedia vergognosa possa essere ricordata per sempre”.

Ancora: “Non ci stancheremo mai di dire queste parole: rispetto memoria e giustizia, perché pensiamo siano l’unica speranza per il futuro.

Questa giornata ha un significato profondo e segue di pochi giorni inaugurazione del nuovo ponte.

Una rinascita per la città ma solo un piccolo passo per risalire dalla voragine che ci ha colpiti tutti insieme come nazione.

In questi due anni abbiamo sentito dichiarazioni di profonda arroganza da parte di chi ha gestito e gestisce questa infrastruttura, l’arroganza che a muso duro non ha chiesto scusa nei tempi umanamente accettabili; di chi afferma di essere trattato come una cameriera, come se una persona che fa questo lavoro non avesse la stessa dignità.

Tutto questo unito a millantate manie di persecuzione e dalla pretesa di costruire un nuovo ponte dopo quanto avvenuto. Per fortuna quest’ultima assurda richiesta è stata stracciata dalla massima corte del nostro Stato dando un importante segnale.

Il nuovo ponte è certamente un buon inizio ma non basta. Non è sufficiente l’orgoglio per la ricostruzione. Abbiamo necessità che dalla testa china per il dolore e per l’umiliazione subita, anche agli occhi di tutto il mondo, ci possa essere un reale risveglio. Dovremo tornare libero di firmare concessioni etiche, dovremo avere giustizia, accantonare la timidezza e andare avanti a testa alta pretendendo quanto ci spetta di diritto come cittadini.

Vogliamo autostrade sicure e non vogliamo che siano i cittadini a ripagare. Nel nostro piccolo continueremo a vigilare insieme ai cittadini che avranno la forza e la volontà di farlo, perché la nostra disperazione possa trasformarsi in rinascita.

Dovremo essere in grado di mettere all’angolo un sistema marcio che ha permesso il crollo di un ponte, in Italia, nel 2018. I nostro cari dovranno avere il giusto riconoscimento come vittime di una strage che non sarebbe mai dovuta accadere.

Auspichiamo riforme importanti. Non è più accettabile che i processi possano durare decenni con parti lese che attendono una giustizia che fosse non arriverà mai.

In questi due anni abbiamo conosciuto persone meravigliose che con passione instancabile lavorano ogni giorno con forza e determinazione. Per noi è importante e stimola l’affetto che ci scalda il cuore.

Le vere risorse agiscono in silenzio e di queste forze siamo orgogliosi.

Per concludere mi permetto di citare la frase di un autore americano che descrive in modo perfetto quanto emerge dalla nostra anima: ‘C’è qualcosa di sacro nelle lacrime, non sono un senso di debolezza, ma di potere, sono messaggere di dolore travolgente e di amore indescrivibile'”.

Al termine dell’intervento della Possetti, tutta la platea si è alzata in piedi e ha salutato il suo passaggio con un lungo applauso.