Genova – “È stata una cosa mal fatta. Mi dispiace e chiedo scusa, per me e per chi l’ha scritto. Chi lavora talvolta sbaglia. E magari imparando dall’errore, migliorerà in futuro”.

Il presidente della Regione Liguria ammette l’errore sul post pubblicato sui social e che ha fatto scatenare un vero e proprio diluvio di commenti negativi e divampare furibonde liti.
Alla presentazione di una petizione pubblica per chiedere le sue dimissioni, Toti (o forse il suo Staff) ha dapprima cercato di minimizzare e di “replicare” sostenendo che si trattava di un “errore di interpretazione” ma poi, di fronte all’ingigantirsi del “caso”, con riflessi persino nazionali, il presidente della Regione Toti in persona ha deciso di “chiarire” la faccenda senza nascondere la colossale gaffe ma, anzi, ammettendo le sue colpe e quelle di chi, pagato per seguire i suoi profili social, ha commesso un errore imperdonabile ma “umano”.

“Sto scrivendo questo post in prima persona, parola per parola, come faccio sempre con i messaggi più importanti – scrive Toti – e prego tutti i frequentatori di questa pagina Facebook, amici, nemici, giornalisti e curiosi, di leggerlo con attenzione. Mi assumo sempre la piena responsabilità delle mie idee e delle loro esplicitazioni e lo faccio anche in questo caso”.

“Un mio precedente tweet – prosegue Toti – scritto in effetti malamente da un mio collaboratore, ha scatenato l’inferno. È stata una cosa mal fatta. Mi dispiace e chiedo scusa, per me e per chi l’ha scritto. Chi lavora talvolta sbaglia. E magari imparando dall’errore, migliorerà in futuro”.

“Perché la nostra sanità è in difficolta? – prosegue Toti sulla sua pagina Facebook – Perché i nostri morti aumentano. Tutto sommato, con buona pace degli esperti, basta scorrere i numeri. Il Covid, ormai anche i sassi dovrebbero saperlo, colpisce severamente e spesso drammaticamente i soggetti più fragili: anziani, sopra i 75 anni e, ovviamente, i malati di molte patologie. Non lo dice Toti, lo dicono i numeri: oltre il 40% dei ricoverati nei nostri Pronto Soccorso ha oltre 75 anni, e oltre il 90 % dei decessi riguarda proprio anziani e persone già con patologie”.

Per il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti “appare chiaro che, proteggendo loro, (gli anziani) proteggiamo anche il resto dei nostri cittadini. Se troviamo il modo di proteggerli, i nostri genitori e nonni non si ammaleranno, i nostri Pronto Soccorso si svuoteranno, chi andrà nei nostri ospedali farà parte della parte meno fragile della società e quindi la loro degenza durerà poco e per lo più con esiti felici. Inoltre avremo modo di curare tutti, ci sarà posto nei nostri ospedali, i nostri medici avranno fiato, e noi, potendo curare ogni persona, non dovremo chiudere di nuovo il Paese. E insieme chiudere reparti interi di ospedale per curare pazienti Covid lasciando indietro gli altri”.

Per Toti non si tratta di una “guerra tra generazioni”.

“Io ho un papà di 81 anni, operato al cuore. Vive di una piccola pensione in una casa di sua proprietà. Raramente, per sicurezza, passo a trovarlo, lo saluto da lontano per ulteriore precauzione. Esce il minimo indispensabile. E fa bene. Nella casa di sopra abita mia sorella: ha 50 anni, lavora in un negozio per mantenersi e mantenere agli studi mio nipote, spero futuro ingegnere. Lei deve uscire e andare a lavorare per vivere. Mio nipote deve studiare e sarebbe bello potesse tornare presto all’università”.

Il presidente della Regione Liguria spiega infine il suo “pensiero”:

“Sono certo che per fare uscire loro di casa mio papà sarebbe felice di stare un’ora in più a casa lui. Sarebbe infelice se mia sorella e mio nipote perdessero il loro futuro per una sua imprudenza o anche una sua mancanza di attenzione o generosità”.

Leggi tutta la vicenda qui: Gaffe di Toti sui social: definisce non indispensabili gli anziani