Genova – “Ci vorrebbe tenersi stretti un po’ per arrivare vivi a domani” cantano i Sirente in Vivi a domani, il loro primo singolo.

La band abruzzese, all’esordio con il brano uscito lo scorso 20 novembre, tramite sonorità pop e influenze della tradizione cantautorale, lancia così il suo personale messaggio di speranza.

“Il brano nasce dalla penna di Riccardo – racconta Valerio Giuliani – lui ha scritto testo e musica. Vivi a domani è un invito che vogliamo rivolgere a tutti quelli che si sentono persi a rialzarsi e a trovare qualcosa che li possa aiutare.

Dopo il terremoto che ci ha colpiti nel 2009, per noi è stata la musica, la lei di cui si parla nella canzone”.

Ascoltando il primo lavoro della band, composta da Jonathan Di Felice (voce), Matteo Fontana (batteria) e i fratelli Valerio (chitarra) e Riccardo Giuliani (basso), emergono diverse sonorità, in cui il “suonato” viene missato al synth, segno di diverse influenze musicali.

“Ognuno di noi viene da una sua personale esperienza musicale. Ascoltiamo musica abbastanza eterogenea ma nel Pop ci siamo ritrovati tutti. Se pensiamo alle band, ci ispiriamo ai Canova che si sono sciolti qualche mese fa. Ci piace quel Pop mischiato all’Indie che però è alternativo e ha sonorità interessanti. Siamo cresciuti con i Beatles, con gli Oasis e con il mito delle band inglesi”.

Influenze, sonorità e cantautorato come fil rouge dei brani ma la parola album, per il momento, appare molto lontana: “Il discorso album è un discorso a sé. L’intento, per ora, è quello di sfornare pezzi, non si sa quando né per quanto tempo. Solo dopo penseremo a un album. Prima vorremmo avere delle basi un po’ più concrete per poi pensare a discorsi più grandi, come un album appunto”.

Valerio e Riccardo proseguono: “Abbiamo tanto altro da scrivere, e altro abbiamo già scritto. Data la situazione difficile, lavoriamo da casa ma appena ci sarà possibile rientrare in studio ci metteremo subito a lavorare sui brani e sicuramente usciranno altri pezzi”.

Cosa aspettarsi dal futuro dei Sirente sembra abbastanza chiaro: “Vogliamo far sentire le nostre canzoni a più gente possibile. Quello che abbiamo fatto finora ci fa starebbe e vogliamo farlo ancora di più. E’ un sogno e ci stiamo provando con tutte le forze a raggiungerlo. E’ l’unica cosa che ci rende felici e ci fa stare bene”.

Poi un pensiero alla difficile situazione che il mondo dell’arte e della cultura stanno attraversando, amplificato dalla pandemia: “Questo periodo senza live lo stiamo vivendo male, come tutti. Non abbiamo mai suonato i pezzi live. Le esperienze sul palco le abbiamo e sappiamo quanto è bello suonare per gli altri e interagire con il pubblico. Quando manca questo passaggio, è come vivere a metà. Scrivere, forse, è la cosa più semplice. Il difficile è vivere una vita piena di stimoli che ti possa far scrivere. Se togli quello diventa complicato”.