Clara Ceccarelli uccisa Genova

Genova – Lo hanno preso a poche centinaia di metri di distanza dal luogo dove aveva ucciso a coltellate l’ex compagna. Renato Scapusi, 59 anni, era in stato confusionale e con i vestiti sporchi di sangue e vagava per via Mura delle Cappuccine forse covando il desiderio di togliersi la vita come aveva più volte tentato di fare. L’ultima due giorni prima dell’omicidio quando Scapusi si era arrampicato sulla scala esterna del liceo scientifico Martin Luther King ed aveva minacciato di gettarsi di sotto.

L’uomo, ieri sera, è stato cercato dalle forze dell’ordine ed è stato bloccato e portato in carcere dove verrà interrogato nelle prossime ore.
La morte di Clara Ceccarelli, 70 anni, ha suscitato forte emozione in città ma le ultime notizie, che emergono dalle testimonianze delle tante persone che conoscevano la vittima, sono destinate ad alimentare nuove polemiche su un “sistema” che non funziona e che non riesce a difendere le persone che diventano “vittime predestinate” nonostante le nuove leggi e nonostante si cerchi di far comprendere la situazione a tutti i livelli.
Clara Ceccarelli aveva paura e il suo ex compagno la perseguitava da tempo con piccoli e grandi “dispetti” che forse non potevano far presagire un finale tanto drammatico ma certamente potevano far scattare forme di “difesa” che ancora, in Italia, non si riescono ad adottare.

Le persone che conoscevano la coppia parlano di liti e di una separazione “burrascosa” dopo una felice convivenza.
Problemi economici dell’uomo, forse il vizio del gioco, avevano minato un rapporto che sembrava molto solido.

Da quel momento erano iniziate le persecuzioni e la vittima era oggetto di ritorsioni di varia gravità e che, soprattutto, erano un crescendo che avrebbe dovuto far scattare dei campanelli d’allarme.
Segnali che invece non sono stati colti e ieri sera, verso le 19, sono sfociati in decine di coltellate che l’uomo ha inferto alla vittima prima di fuggire coperto di sangue.
La donna si è accasciata a terra ed è morta senza che il 118 potesse far nulla per salvarla.

Oggi pomeriggio, alle 16, in piazza Colombo, il centro antiviolenza Mascherona, che ora ha sede proprio a poche decine di metri dal luogo del delitto, organizza un presidio di protesta per chiedere ancora una volta che lo Stato italiano si doti dei mezzi necessari ad evitare che altre vittime “predestinate” si trasformino in altri omicidi.

Dichiarazione di Sheeba Servetto, segretaria regionale Uil Liguria

“Questo femminicidio, avvenuto in via Colombo, ci tocca da vicino – ha dichiarato Sheeba Servetto, segretaria regionale Uil Liguria – non solo perché è avvenuto a due passi dalla Uil, in via Colombo, ma perché è figlio, ancora una volta, della cultura del possesso, della prevaricazione e della violenza. Questi sono temi sui quali abbiamo ingaggiato una lotta quotidiana e che, come sindacato, continueremo a contrastare affinché questi fatti non avvengano più. Un tema quello della violenza che ci ha toccati da vicino quando, in Lombardia, nell’estate di due anni fa una collega del Caf è stata uccisa da un compagno di lavoro con il quale aveva avuto una relazione . Troppe donne hanno perso la vita per mano di compagni, amici, familiari o a causa di una mano armata dall’odio verso le donne. Stiamo assistendo a una recrudescenza di sessimo, razzismo, misoginia. Purtroppo è qualcosa di palpabile di cui la società è tremendamente pregna. Le conversazioni che quotidianamente ingaggiamo tra i generi, dense di maschilismo e misoginia, in questo momento appaiono come sintomatiche di una criticità più volte denunciata ma spesso sottovalutata nelle possibili conseguenze: tra tutte l’episodio odierno. Occorrono misure serie per contrastare questo meccanismo ormai da sconfiggere idealmente e nel concreto nel quale le donne sono qualcosa da possedere, zittire, sottomettere, emarginare, perché la violenza è quindi una conseguenza di questa cultura che genera fatti gravissimi che sono anche aumentati nel corso della pandemia. È necessario che istituzioni e politica facciano fronte comune per contrastare il seme del male che cresce, purtroppo, in maniera incontrollata, spesso inconsapevole, nelle nostre famiglie, a scuola, sul lavoro, nelle istituzioni. Oltre alla volontà politica di contrasto alla violenza, occorrono risorse da destinare a progetti di sensibilizzazione e formazione che accompagnino uomini e donne nel lungo percorso della vita”.