Genova – Un trapianto di rene su un ragazzo di 15 anni senza trasfusione di sangue per “motivi religiosi”. L’operazione è stata eseguita all’ospedale San Martino su un ragazzo di Torre del Greco che ora sta bene.
Il ragazzo ha davanti a sé una vita più simile a quella dei suoi coetanei, fatta di gioie, scoperte e passioni. Ma più di un anno fa Angelo davanti a sé non aveva nulla di tutto questo: affetto da Granulomatosi di Wegener, per avere un futuro poteva sperare solo in un trapianto di rene, intervento complesso vista anche la sua giovane età e i bassi livelli di emoglobina causati dalla malattia: fino a 4 g/dl.
Una complessità che non spaventava Angelo, che però aveva una richiesta inderogabile. Professando la religione dei testimoni di Geova, desiderava le migliori cure possibili, ma senza trasfusioni di sangue.
La chirurgia bloodless, cioè “senza sangue”, è ormai considerata un approccio terapeutico di eccellenza che fa parte del Patient Blood Management (PBM), protocollo raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Ministero della Salute italiano. L’equipe diretta dal prof. Carmine Pecoraro all’ospedale Santo Bono di Napoli, dove Angelo è seguito, decide di far visitare il giovane paziente in un centro specializzato di Genova.
Malgrado le difficoltà dovute alla pandemia da Covid-19, il Policlinico San Martino di Genova, in collaborazione con l’ospedale pediatrico Gaslini, si prende cura del caso, che viene affidato alla dottoressa Ines Fontana: sarà lei a seguire il percorso terapeutico di Angelo. Il rapporto tra l’equipe e Angelo e la sua famiglia è subito splendido. Il San Martino non è nuovo alla chirurgia bloodless. Sono già diversi i casi di pazienti trapiantati con successo senza ricorrere a emotrasfusioni.
Nell’attesa di un rene compatibile, Angelo torna a casa, a Torre del Greco. Finalmente, domenica mattina 24 gennaio arriva la telefonata tanto attesa dal centro trapianti di Genova: è disponibile un rene compatibile, ma il trapianto deve essere effettuato la notte stessa. Subito in macchina, in viaggio per Genova. Sarà una notte lunga per Angelo e la sua famiglia. Il giovane entra in sala operatoria alle 2:00 e l’operazione dura fino alle 7:00. Ma l’alba è stupenda: l’intervento, senza trasfusioni di sangue, è perfettamente riuscito.
Dopo un mese di convalescenza Angelo è tornato a casa. “Non ci sono parole abbastanza importanti e belle per ringraziare la dottoressa Fontana, la sua equipe, l’Ospedale San Martino e il Gaslini – ha detto comprensibilmente commosso il papà di Angelo – tutti sono stati bravi, sempre presenti e collaborativi; assieme a loro abbiamo affrontato questa sfida e l’abbiamo vinta. Ed è stato bello il rispetto che hanno sempre avuto per Angelo e le sue convinzioni religiose… Angelo ha solo 15 anni, ma ragiona davvero come un uomo. Siamo diventati ben presto una squadra e questa squadra ha vinto. Angelo sta bene”.
Casi complessi come quello di Angelo sono un bell’esempio di collaborazione tra strutture ed equipe mediche diverse e distanti, col medesimo obiettivo di prestare le migliori cure nel rispetto delle volontà del paziente. Il caso di Angelo conferma inoltre l’efficacia della medicina senza sangue: così come la professoressa Fontana, sono ormai oltre 5.000 i medici e i chirurghi che in Italia accettano di curare pazienti testimoni di Geova (e non) senza emotrasfusioni.