Genova – Ha dovuto assistere ad un atto di auto erotismo di una persona, su un mezzo pubblico, tra la gente che faceva finta di nulla e senza che il conducente del mezzo intervenisse neppure richiesto.
E’ la terribile denuncia di una ragazza di 23 anni che ha raccontato l’episodio sui social dopo aver presentato la denuncia alle forze dell’ordine “con qualche problema” anche in quella occasione.

La ragazza ha affidato ai social la sua protesta ed in breve tempo ha raccolto altri racconti di giovani donne che hanno subito le stesse attenzioni non gradite e sempre nell’apparente disinteresse di tutti i presenti.
Un degrado molare e una preoccupante deriva del senso civico oltre che uno spaccato davvero desolante della sicurezza percepita in città.

A raccontare l’episodio è un’amica della ragazza che ha raccolto la testimonianza della giovane.
La ragazza sarebbe salita su un autobus della linea 7 affollato e in pieno centro, nella zona di Principe e, a bordo, avrebbe visto un uomo che dopo aver estratto le pudenda dai pantaloni ha iniziato una pratica di auto erotismo davanti alla giovane.
La ragazza ha invocato aiuto silenziosamente, guardano le molte persone presenti e consapevoli di quanto avveniva ma nessuno è intervenuto.
Neppure quando si è spostata verso il conducente del mezzo, che era insieme ad altri due dipendenti di AMT, ha ottenuto soccorso.
I tre le avrebbero semplicemente detto di “chiamare i carabinieri” proseguendo la loro attività come se fosse normale che una persona circoli con i pantaloni aperti e con le proprie pudenda in mano.
Sconvolta, la ragazza sarebbe scesa dal mezzo per recarsi dalle forze dell’ordine a presentare denuncia ma, qui, dopo aver messo nero su bianco quanto avvenuto, la persona in divisa avrebbe detto “poverina” per poi complimentarsi per la sua avvenenza.

Un racconto dell’orrore per chiunque abbia un minimo di senso civico e che terrorizza quanti hanno figlie, sorelle, nipoti che utilizzano i mezzi pubblici a Genova.
La stessa ragazza si domanda, ovviamente per provocazione, se sia lecito, a Genova, masturbarsi sui mezzi pubblici.

Un appello che è un grido d’allarme su una società che ha smarrito il senso di comunità e che non riesce nemmeno a contrapporsi ad un poveretto con evidenti problemi, difendendo una ragazza che potrebbe essere la sorella, la figlia, la nipote di chiunque di noi.
La lettera alla città è rivolta anche al Sindaco Marco Bucci e al presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti ed è una richiesta di intervento rapido e deciso per frenare il ripetersi di episodi che sono più diffusi di quanto si possa credere.