Guardia di Finanza

Savona – Percepivano illecitamente il reddito di cittadinanza ma sono stati scoperti grazie al lavoro congiunto della Guardia di Finanza e dall’Inps.

Gli uomini delle Fiamme Gialle savonesi, in collaborazione con l’INPS, hanno analizzato la posizione dei percettori reddito di cittadinanza in provincia,  grazie all’utilizzo delle banche dati e ai riscontri dei dati incrociati, evidenziando illecite percezioni per oltre 325 mila euro.
In particolare, la Compagnia di Savona ha individuato 6 persone che avevano dichiarato di avere una situazione patrimoniale sostanzialmente di indigenza, pur essendo in realtà titolari di conti gioco inline, utilizzati costantemente per giocare e scommettere.

I soggetti, che hanno percepito indebitamente denaro per un totale di quasi 80.000,00 euro, alimentavano i propri conti gioco mediante ricariche di denaro in contanti o bonifici-giroconti direttamente dai propri conti correnti personali o da carte di credito ricaricabili.

Nel complesso, sarebbero arrivati a riscuotere circa 600.000,00 euro di vincite, utilizzando fonti di reddito per il gioco evidentemente occultate al fisco.

Tali irregolarità sono state segnalate all’INPS, per la revoca del beneficio economico in questione.
In altri casi, la stessa Compagnia di Savona, ha individuato un 65enne di Garessio (CN) e due 59enni, uno di origine siciliana e l’altro della provincia di Reggio Calabria, residenti a Savona, che percepivano il Reddito di Cittadinanza, pur essendo gravati da diversi precedenti penali e sottoposti a misure cautelari personali da meno di dieci anni rispetto alla data di presentazione della domanda del sussidio pubblico. I tre soggetti sono risultati condannati in via definitiva per gravi reati, tra cui evasione e sequestro di persona, associazione a delinquere di stampo mafioso di cui all’art. 416 bis del C.P., nonché traffico di sostanze stupefacenti.

Uno dei tre soggetti era riuscito finora ad ottenere il beneficio nella misura di 8 mila euro, erogati in 16 mensilità.

L’altro percettore aveva invece finora ricevuto oltre 12 mila euro in 25 mensilità. Il terzo era riuscito a beneficiare indebitamente di oltre 3 mila euro in 8 mensilità.
La Compagnia di Albenga ha individuato un 83enne della provincia di Reggio Calabria,
residente a Borghetto S. Spirito(SV), che aveva omesso di indicare nell’istanza tendente ad
ottenere il reddito di cittadinanza informazioni sugli immobili posseduti e sulla reale composizione del proprio nucleo familiare.

L’uomo aveva addirittura presentato l’istanza mentre si trovava agli arresti domiciliari, per il reato di associazione di tipo mafioso di cui all’art. 416 bis del C.P.,
condizione che avrebbe dovuto precludere l’accesso al sussidio pubblico. Ciò nonostante, tra giugno 2019 e gennaio 2020, l’anziano era riuscito ad ottenere oltre 2 mila euro a titolo di reddito di cittadinanza.

Inoltre lo stesso Reparto del Corpo ha individuato un 63enne calabrese, residente ad Albenga, pluripregiudicato, oggetto nel tempo anche di misure di prevenzione di natura reale, che aveva omesso di indicare informazioni sugli immobili in possesso, percependo indebitamente l’erogazione del reddito di cittadinanza, tra ottobre 2020 e maggio 2021, per un ammontare complessivo di 4 mila euro.
Infine la Tenenza di Cairo Montenotte ha individuato un 68enne di Altare (SV) che percepiva il reddito di cittadinanza in mancanza dei presupposti necessari.

Infatti è stato riscontrato che il soggetto aveva riportato condanna penale definitiva in materia di stupefacenti da meno di 10 anni della presentazione della domanda di beneficio economico. L’indebita percezione del contributo è stata quantificata in quasi 12 mila euro erogata in 24 mensilità tra maggio 2019 e maggio 2021.
Per tutti è scattata la segnalazione all’INPS per la revoca del beneficio ed il recupero delle somme indebitamente corrisposte.
Le pene previste per l’indebita percezione del reddito di cittadinanza sono della reclusione da 2 a 6 anni per chiunque presenti dichiarazioni false oppure ometta informazioni dovute e da 1 a 3 anni nei casi in cui si ometta la comunicazione all’ente erogatore delle variazioni di reddito, del patrimonio nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della riduzione o revoca del beneficio.