cinghiali bisagnoGenova – Controlli di ispettori dell’Unione Europea per Liguria e Piemonte interessate dall’epidemia di peste suina. Gli ispettori inviati dalle autorità sanitarie per la sicurezza degli alimenti verificheranno se le due Regioni stanno intervenendo nel migliore dei modi per affrontare ed eradicare la malattia che rischia di causare un problema all’economia italiana – che dalla produzione di carni suine e insaccati ricava circa 20 milioni di euro al mese – ma anche di causare un disastro senza precedenti in tutta l’Unione se la peste suina dovesse raggiungere i grandi allevamenti suini e diffondersi in tutta Europa.
Un problema non tanto sanitario per gli esseri umani, che non si contagiano con la peste suina se consumano carni cotte per almeno 20 minuti alla temperatura di almeno 70 gradi ma economico perché si rischia il blocco delle esportazioni verso il resto del mondo con danni economici incalcolabili.
Ecco perché si sta cercando di far capire che l’abbattimento di cinghiali e maiali nelle aree a rischio rappresenta certamente una strage di animali ma la decisione è stata presa per evitare di dover prendere decisioni ben più drastiche e “incisive” sugli allevamenti di mezza Europa nel caso la peste suina dovesse diffondersi.

Gli ispettori sanitari dell’Unione Europea valuteranno l’operato di Regione Liguria e Regione Piemonte sulle modalità di intervento e già si evidenzia che, mentre il Piemonte ha deciso una campagna di abbattimenti di cinghiali (50mila), la Liguria non ha ancora preso una decisione analoga.
Con la chiusura della Caccia su tutto il territorio interessato dalla peste suina, infatti, ad essere abbattuti saranno solo i maiali presenti negli allevamenti della zona e nelle “oasi naturali” dove vengono allevati come “animali da compagnia” e non come prodotti alimentari.
Una strage sino ad ora bloccata dai ricorsi al Tar degli allevatori che non si oppongono all’abbattimento ma alla decisione di incenerire le carni degli animali invece di consentirne la macellazione e la vendita dei prodotti.

Curiosamente, però, le proteste ambientaliste si concentrano in Liguria dove non risultano pianificate campagne di abbattimento di cinghiali e tantomeno quelli del torrente Bisagno che, secondo il tam tam dei social, sarebbero i primi ad essere soppressi.
Un “corto circuito” causato da informazioni errate che circolano da giorni.

Nel greto del torrente Bisagno sono scese squadre di Cacciatori volontari che collaborano con la Regione Liguria per monitorare boschi e zone dove la peste suina potrebbe annidarsi ma si tratta di squadre disarmate e senza alcuna autorizzazione ad abbattere animali.
Una sorta di “censimento” che ha portato sino ad ora ad individuare 120 cinghiali nel Bisagno, per lo più femmine con cuccioli, e 4 carcasse di animali sulle quali sono in corso accertamenti sanitari per verificare se siano morti di peste suina o di altra malattia o anche solo per morte naturale.
La peste suina ha una mortalità altissima ma non concede alla vittima più di una decina di giorni e quindi potrebbe essere davvero semplice risolvere il “problema” dei cinghiali nel Bisagno, confinandoli per un determinato periodo (superiore ai 10 giorni) in un tratto di torrente che preclude la possibilità di uscire e scorrazzare per la città.
Terminata la quarantena e verificato che gli animali non sono infetti e malati, si potrebbe semplicemente intervenire per impedire agli animali di allontanarsi dal greto del torrente.

Più complessa la situazione nei boschi di Liguria. Nella zona tra Liguria e Piemonte sono già 15 le carcasse di animali infetti ritrovate dalle squadre di ricerca (costituite per lo più da Cacciatori volontari) e su questi territori è palese la presenza dell’epidemia.
Per “contenere” i cinghiali in quell’area viene vietato l’accesso ai boschi e ai sentieri alle persone e soprattutto a mezzi a motore e alle biciclette.
Si vuole impedire che l’attività umana spaventi i branchi di animali che si sposterebbero sul territorio portando la malattia in zone dove non c’è ma anche impedire agli stessi umani di camminare e calpestare con scarpe e ruote, materiale infetto che potrebbe essere trasportato da zona a zona.
Certamente si potrebbe ridurre drasticamente questo pericolo imponendo il cambio di scarpe (da disinfettare con speciali prodotti) o la sanificazione delle ruote ma l’indifferenza con cui le persone affrontano l’emergenza, con avvistamenti e segnalazioni di escursionisti che violano i divieti e di biker e motociclisti che si ostinano a percorrere i sentieri proibiti, rendono evidente perché chi prende le decisioni arriva ai divieti generalizzati.

Resta da capire come possa essere “sufficiente” abbattere i soli maiali che incidentalmente potrebbero entrare in contatto con cinghiali infetti per circoscrivere una malattia che si muove sulle proprie vittime predestinate.
In questo senso la scelta della Regione Piemonte di disporre abbattimenti di un cospicuo numero di cinghiali potenzialmente infettati resta la scelta scientificamente più “ragionevole” pur nella sua drammaticità.
Inoltre la sensibilizzazione del mondo ambientalista alla vicenda, rischia di far scattare azioni di protesta direttamente nei boschi se le autrità dovessero scegliere di abbattere anche un gran numero di cinghiali attraverso l’impiego di selecontrollori, Cacciatori specializzati negli abbattimenti e che non potrebbero per nessun motivo utilizzare le carni degli animali uccisi.

Queste le zone di Liguria e Piemonte dove sono scattati i divieti e dove si stanno già organizzando controlli rigorosi che portano a sanzioni pesanti e denunce.

LIGURIA
Arenzano (Genova)
Bargagli (Genova)
Bogliasco (Genova)
Busalla (Genova)
Campo Ligure (Genova)
Campomorone (Genova)
Casella (Genova)
Ceranesi (Genova)
Cogoleto (Genova)
Crocefieschi (Genova)
Davagna (Genova)
Genova
Isola del Cantone (Genova)
Lumarzo (Genova)
Masone (Genova)
Mele (Genova)
Mignanego (Genova)
Montoggio (Genova)
Pieve Ligure (Genova)
Ronco Scrivia (Genova)
Rossiglione (Genova)
Sant’Olcese (Genova)
Savignone (Genova)
Serra Riccò (Genova)
Sori (Genova)
Tiglieto (Genova)
Torriglia (Genova)
Valbrevenna (Genova)
Vobbia (Genova)

Albisola Superiore (Savona)
Celle Ligure (Savona)
Pontinvrea (Savona)
Sassello (Savona)
Stella (Savona)
Urbe (Savona)
Varazze (Savona)

PIEMONTE
ALBERA LIGURE ALESSANDRIA PIEMONTE
ACQUI TERME ALESSANDRIA PIEMONTE
ARQUATA SCRIVIA ALESSANDRIA PIEMONTE
Avolasca (Alessandria)
Basaluzzo (Alessandria)
BELFORTE MONFERRATO ALESSANDRIA PIEMONTE
BOSIO ALESSANDRIA PIEMONTE
BORGHETTO DI BORBERA ALESSANDRIA PIEMONTE
BRIGNANO-FRASCATA ALESSANDRIA PIEMONTE
Cabella Ligure (Alessandria)
CARPENETO ALESSANDRIA
CARREGA LIGURE ALESSANDRIA
CASSINELLE ALESSANDRIA PIEMONTE
CAREZZANO ALESSANDRIA PIEMONTE
Castelnuovo Bormida (Alessandria)
CANTALUPO LIGURE ALESSANDRIA PIEMONTE
CASTELLETTO D’ORBA ALESSANDRIA PIEMONTE
CARTOSIO ALESSANDRIA PIEMONTE
CREMOLINO ALESSANDRIA PIEMONTE
CASALEGGIO BOIRO ALESSANDRIA PIEMONTE
CAPRIATA D’ORBA ALESSANDRIA PIEMONTE
CASSANO SPINOLA ALESSANDRIA PIEMONTE
CASTELLANIA ALESSANDRIA PIEMONTE
CARROSIO ALESSANDRIA PIEMONTE
CASSINE ALESSANDRIA PIEMONTE
Cavatore (Alessandria)
COSTA VESCOVATO ALESSANDRIA
DERNICE ALESSANDRIA PIEMONTE
FABBRICA CURONE ALESSANDRIA
FRACONALTO ALESSANDRIA PIEMONTE
FRANCAVILLA BISIO ALESSANDRIA
FRESONARA ALESSANDRIA PIEMONTE
GARBAGNA ALESSANDRIA PIEMONTE
GAVI ALESSANDRIA PIEMONTE
GREMIASCO ALESSANDRIA
GROGNARDO ALESSANDRIA PIEMONTE
GRONDONA ALESSANDRIA PIEMONTE
LERMA ALESSANDRIA PIEMONTE
ORSARA BORMIDA ALESSANDRIA PIEMONTE
PASTURANA ALESSANDRIA PIEMONTE
MELAZZO ALESSANDRIA PIEMONTE
MORNESE ALESSANDRIA PIEMONTE
OVADA ALESSANDRIA PIEMONTE
RIVALTA BORMIDA ALESSANDRIA PIEMONTE
PREDOSA ALESSANDRIA PIEMONTE
MALVICINO ALESSANDRIA PIEMONTE
PONZONE ALESSANDRIA PIEMONTE
SAN CRISTOFORO ALESSANDRIA PIEMONTE
SEZZADIO ALESSANDRIA PIEMONTE
ROCCA GRIMALDA ALESSANDRIA PIEMONTE
TASSAROLO ALESSANDRIA PIEMONTE
MONGIARDINO LIGURE ALESSANDRIA PIEMONTE
MORSASCO ALESSANDRIA PIEMONTE
MONTALDO BORMIDA ALESSANDRIA PIEMONTE
PRASCO ALESSANDRIA PIEMONTE
MONTALDEO ALESSANDRIA PIEMONTE
PARODI LIGURE ALESSANDRIA PIEMONTE
RICALDONE ALESSANDRIA PIEMONTE
NOVI LIGURE ALESSANDRIA PIEMONTE
MOLARE ALESSANDRIA PIEMONTE
MORBELLO ALESSANDRIA PIEMONTE
TRISOBBIO ALESSANDRIA PIEMONTE
STREVI ALESSANDRIA PIEMONTE
SANT’AGATA FOSSILI ALESSANDRIA PIEMONTE
PARETO ALESSANDRIA PIEMONTE
VISONE ALESSANDRIA PIEMONTE
VOLTAGGIO ALESSANDRIA PIEMONTE
TAGLIOLO MONFERRATO ALESSANDRIA PIEMONTE
VIGNOLE BORBERA ALESSANDRIA PIEMONTE
SERRAVALLE SCRIVIA ALESSANDRIA PIEMONTE
SILVANO D’ORBA ALESSANDRIA PIEMONTE
VILLALVERNIA ALESSANDRIA PIEMONTE
ROCCAFORTE LIGURE ALESSANDRIA PIEMONTE
ROCCHETTA LIGURE ALESSANDRIA PIEMONTE
SARDIGLIANO ALESSANDRIA PIEMONTE
STAZZANO ALESSANDRIA PIEMONTE
MONTACUTO ALESSANDRIA
SAN SEBASTIANO CURONE ALESSANDRIA

Che cosa è la Peste Suina Africana
La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale, altamente contagiosa e spesso letale, che colpisce suini e cinghiali, ma che non è trasmissibile agli esseri umani.
È una malattia con un vasto potenziale di diffusione e pertanto una eventuale epidemia di PSA sul territorio nazionale comporta pesanti ripercussioni sul patrimonio zootecnico suino, con danni ingenti sia per la salute animale (abbattimento obbligatorio degli animali malati e sospetti tali), che per il comparto produttivo suinicolo, nonché sul commercio comunitario ed internazionale di animali vivi e dei loro prodotti (dai Paesi infetti è vietato commercializzare suini vivi e prodotti suinicoli).

L’Organizzazione mondiale per la sanità animale ed il Nuovo Regolamento di sanità animale della Commissione Europea annoverano la PSA nella lista delle malattie denunciabili: qualunque caso, anche sospetto, deve essere denunciato all’autorità competente, come previsto già dal l Regolamento di polizia veterinaria – DPR n. 320 del 8.2.1954 art.1.

Diagnosi
La PSA è causata da un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, incapace di stimolare la formazione di anticorpi neutralizzanti. Questa caratteristica rappresenta l’ostacolo più importante alla preparazione di un vaccino, che attualmente non è disponibile in commercio.
I sintomi principali negli animali colpiti sono:
febbre
perdita di appetito
debolezza del treno posteriore con conseguente andatura incerta
difficoltà respiratorie e secrezione oculo-nasale
costipazione
aborti spontanei
emorragie interne
emorragie evidenti su orecchie e fianchi.
La presenza del virus nel sangue (viremia) dura dai 4 ai 5 giorni; il virus circola associato ad alcuni tipi di cellule del sangue, causando la sintomatologia che conduce inevitabilmente al decesso dell’animale, spesso in tempi rapidissimi.
Gli animali che superano la malattia possono restare portatori del virus per circa un anno, giocando dunque un ruolo fondamentale per la persistenza del virus nelle aree endemiche e per la sua trasmissione. Il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi o resistendo alle alte temperature. Nel sangue prelevato è rilevabile fino a 18 mesi.
La diagnosi di malattia è effettuata tramite vari esami di laboratorio: immunofluorescenza, PCR, ELISA e Immunoperossidasi.

Prevenzione
La malattia si diffonde direttamente per contatto tra animali infetti oppure attraverso la puntura di vettori (zecche). La trasmissione indiretta si verifica attraverso attrezzature e indumenti contaminati, che possono veicolare il virus, oppure con la somministrazione ai maiali di scarti di cucina contaminati, pratica vietata dai regolamenti europei dal 1980, o smaltendo rifiuti alimentari, specie se contenenti carni suine, in modo non corretto.

Nei Paesi indenni la prevenzione dell’infezione si effettua attraverso la sorveglianza passiva negli allevamenti domestici e sulle carcasse di cinghiale rinvenute nell’ambiente o in seguito ad incidenti stradali, il rigoroso rispetto delle misure di biosicurezza negli allevamenti suini, il severo controllo dei prodotti importati e la costante sorveglianza sullo smaltimento dei rifiuti alimentari, di ristoranti, navi e aerei.

Nei Paesi infetti il controllo si effettua attraverso l’abbattimento e la distruzione dei suini positivi e di tutti gli altri suini presenti all’interno dell’allevamento infetto. Fondamentali sono non solo l’individuazione precoce dell’ingresso della malattia, ma anche la delimitazione tempestiva delle zone infette, il rintraccio e il controllo delle movimentazioni di suini vivi e dei prodotti derivati, le operazioni di pulizia e disinfezione dei locali e dei mezzi di trasporto degli allevamenti infetti, l’effettuazione delle indagini epidemiologiche volte ad individuare l’origine dell’infezione.

Terapia e profilassi
Al momento non esiste un vaccino per la Peste suina africana. Come previsto dal vigente Piano nazionale di sorveglianza e dalle norme di settore, quando si riscontrano uno o più sintomi tali da far sospettare la presenza di PSA in un allevamento di suini, occorre immediatamente darne comunicazione ai servizi veterinari competenti per territorio. Analogamente, quando si rinviene una carcassa di cinghiale nell’ambiente, o a seguito di incidente stradale che abbia coinvolto un cinghiale, è necessario segnalare l’evento ai Servizi Veterinari, alle forze dell’ordine o enti parco, guardie forestali, oppure contattare i numeri verdi regionali.