Masone – Si sono dati appuntamento nei pressi dell’Autostrada A26 Voltri – Gravellona Toce per protestare pacificamente contro i divieti e le restrizioni imposte per affrontare la peste suina. Comitati, associazioni e operatori turistici approfitteranno della notorietà della gara ciclistica per lanciare un messaggio di protesta contro divieti e provvedimenti che stanno soffocando l’economia dell’entroterra ligure e rischiano di dare il “colpo di grazia” a tante attività che già erano in forte difficoltà per la pandemia che ha ridotto sensibilmente il turismo.
In una nota diffusa sui social si legge che “Comitati e movimenti spontanei composti da escursionisti, Bikers, Agricoltori, Albergatori, Ristoratori, titolari di Attività Commerciali ed economiche, Cacciatori, Pescatori, Aziende Zootecniche e della filiera del legno forti dell’appoggio delle amministrazioni comunali ( 36 liguri e 78 piemontesi) e della Regione Liguria si sono dati appuntamento sabato 19 marzo dalle ore 11:30 presso il piazzale Isolazza, Comune di Masone, per fare arrivare, attraverso una manifestazione pacifica, al Governo la richiesta di aiuto che con forza si leva dai territori dell’Appennino Ligure e piemontese che dal 7 gennaio fanno i conti con le limitazioni introdotte dai provvedimenti adottati nella gestione della peste Suina africana”.
“Sono trascorsi ormai più di 2 mesi – continua la nota – dall’adozione dei primi provvedimenti nazionali non è ancora arrivata un’adeguata risposta da parte del governo centrale rispetto ad una situazione sanitaria che non può essere Affrontata con mezzi e risorse ordinarie e a discapito dei territori in cui è stata riscontrata”.
“Con questa iniziativa di protesta – prosegue ancora la nota – senza voler compromettere lo svolgimento di una storica manifestazione sportiva come la Milano Sanremoci auguriamo che a livello nazionale venga compresa l’esigenza di riempire di contenuti il decreto legge in fase di conversione e i provvedimenti di nomina del Commissario straordinario all’emergenza con adeguate risorse economiche e la possibilità di derogare alle normative vigenti che consentono di affrontare efficacemente la situazione in direzione del depopolamento dei cinghiali e dell’eradicazione della malattia”.
“Dopo 2 anni di covid – conclude la nota – e alle porte della Primavera 2022 e della Pasqua, il protrarsi dell’impossibilità di svolgere le attività di fruizione dell’entroterra comporterebbe la morte definitiva di tutto il tessuto socioeconomico attorno al quale si regge la tenuta dell’entroterra”.