C’è ancora chi, vedendo un gatto nero, teme un messaggio di sventura o chi si ferma e attende che qualcun altro passi se l’animale ha attraversato la strada.
Oggi, giovedì 17 novembre, si festeggia la Giornata nazionale del Gatto Nero e ci si fa beffe di chi ancora crede a sciocche leggende e superstizioni che arrivano diritte dal Medio Evo e dagli oscuri periodi nei quali bastava il sussurro di una infamia per far finire una persona sul rogo.
La tradizione del Gatto nero che porta sfortuna è antichissima e probabilmente affonda le radici nelle stesse schiocchezze per le quali l’Uomo Nero è stato per generazioni un mostro portatore di sventure.
Di certo nel Medio Evo i gatti neri erano considerati messaggeri del Diavolo e la loro presenza in una casa era una prova sufficiente a condannare donne sole e che magari si intendevano di cure con le erbe, alle torture della Santa Inquisizione e poi al rogo purificatore.
Del resto, alcuni animali, hanno un pelo talmente scuro e lucente e occhi talmente gialli e luminosi da richiamare le creature più paurose dell’Inferno.
Più recenti, invece, ma non meno schiocche e pericolose, le superstizioni che vogliono il gatto nero portatore di sventure.
C’è chi fa gli scongiuri quando ne vede uno e chi, ancora oggi, si ferma se un gatto nero attraversa la strada ed attende che sia qualcun altro a passare per quel tragitto prima di riprendere il viaggio. Come se l’ignaro passante potesse “caricarsi” inconsapevolmente dell’energia negativa.
Fortunatamente queste corbellerie sono sempre meno diffuse, specie nelle nuove generazioni e c’è invece chi adora i gatti neri come tutti gli altri o persino di più.
Dopo il gatto rosso e quello bianco, infatti, il gatto nero è tra quelli più “richiesti”.