scavi archeologici Arenzano coda autostradaArenzano – In coda in autostrada ma con vista sugli scavi archeologici scoperti per caso proprio da un automobilista rimasto imbottigliato nel traffico. Accade ad Arenzano, nel ponente genovese, dove sono iniziate le campagne di scavo nel terreno che si affaccia sul tracciato dell’autostrada A10 e sul locale casello autostradale. Le prime risultanze sembrano appassionare gli esperti che hanno finalmente trovato tracce di epoca romana sino ad ora solo ipotizzate e storico-documentali ma mai confermate da ritrovamenti dell’epoca.
E’ stata la curiosità di un appassionato, bloccato in coda vicino al casello di Arenzano, a notare delle “terre rosse” – indice di presenza di lavorazioni di mattoni – che spuntavano dagli scavi in corso per realizzare una nuova strada. La persona ha segnalato quanto osservato alla Soprintendenda Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova che ha subito inviato sul posto dei ricercatori che hanno confermato l’importanza del ritrovamento ed avviato gli scavi archeologici.

“Già il nome Arenzano, dal latino Fundus Arentianum – scrive la Soprintendenza – ci suggerisce la sua origina romana. Purtroppo fino ad oggi, labili erano gli elementi conoscitivi risalenti a quel periodo: due anfore e un ceppo di ancora in piombo recuperati sul fondale marino antistante le località Torretta e San Martino.
Gli studi indicavano, poi, che da Arenzano doveva passare la via Aemilia Scauri, la strada realizzata tra il 115 e il 109 a.C. per collegare Pisa a Vada Sabatia (Vado), passando per il centro di Genova. La sua percorrenza è stata individuata in prossimità del Santuario della Madonna delle Olivette; da qui la strada doveva risalire verso la località Maxio – si tratta di un toponimo che rimanda a mansio, termine con cui erano indicate le tappe sulle strada romane – ed infine doveva passare proprio in località di Terralba.
A Terralba, a monte dell’autostrada, erano già state portate alla luce evidenze di un insediamento tardoantico, ma erano labili e per questo non erano state oggetto di un’indagine sistematica.
Oggi, finalmente, possiamo sviluppare una prima ricerca archeologica. Il sito, che si trova in prossimità dello svincolo autostradale, è stato riconosciuto all’interno di un cantiere edile privato: la terra arrossata, accumulata ai lati della strada aperta in funzione dei lavori, ha attirato l’attenzione di un cittadino di Arenzano, il sig. Giovanni Battista Damonte. È stato grazie alla sua attenzione e sensibilità che della presenza del sito è stata informata un’altra cittadina di Arenzano, la dott.ssa Lucia Ferrari, che forte della sua competenza – è un’archeologa dell’istituto di storia della cultura di Genova – ha compreso appieno l’importanza del ritrovamento e ne ha data immediata comunicazione al nostro ufficio, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Genova e la Provincia della Spezia.
Un sopralluogo successivo, condotto dal funzionario di zona, dott.ssa Nadia Campana, ci ha permesso di verificare l’effettivo interesse del contesto archeologico portato alla luce e quindi di individuare immediatamente, grazie al coinvolgimento e alla disponibilità non solo dei proprietari dell’area, ma anche del Comune, strategie di indagine che consentiranno di comprendere al meglio i caratteri dell’insediamento.
Alcuni elementi, sebbene le indagini siano in corso da pochi giorni, li abbiamo già compresi: si tratta di un sito produttivo, una fornace per la realizzazione di laterizi (mattoni) di età romana. Si trova in condizioni di conservazione eccellenti e ciò rende questo ritrovamento importantissimo, non solo per conoscere la storia del popolamento di Arenzano in età romana, ma anche per definire come sul nostro territorio venivano attuati processi produttivi come quello per la realizzazione dei materiali da costruzione.
Non sappiamo se in questo contesto sia presente solo una fornace o se accanto ad essa vi siano altre strutture: è questo ciò che stiamo indagando in questi giorni. Lo faremo ampliando l’area di indagine, controllando gli scavi che sono previsti dalla progettazione che interessa l’area, analizzando e studiando i materiali che verranno portati alla luce e che ci permetteranno di definire in modo più circostanziato la cronologia del sito. La Soprintendenza dirige le indagini che vengono realizzate dagli archeologi professionisti della ditta Aran Progetti di Genova, presenti quotidianamente sul cantiere, che stanno svolgendo con grande competenza il lavoro sul campo.
Voglio sottolineare – in veste di soprintendente (arch. Cristina Bartolini) – come, ancora una volta, la scoperta di un sito archeologico sia avvenuta grazie alla sensibilità dei cittadini, che sono i primi protagonisti della tutela del patrimonio, in particolare di quello archeologico, quasi sempre celato in località il cui interesse non è noto poiché sepolto sotto coltri di terreni.
Questa particolare attenzione ha reso concreta la possibilità di evitare che la conoscenza di un importante sito archeologico fosse preclusa per sempre con la sua distruzione.
Sono quindi la presenza di cittadini consapevoli e attenti sul territorio, la volontà da parte di chi lo abita di tutelarne i valori storici che spesso consentono di determinare le condizioni affinché, come nel caso di Arenzano, si possano recuperare informazioni che contribuiscono a comporre la storia dell’antico popolamento.
La presenza degli archeologi sul territorio potrà poi fornire l’occasione per ricontrollare vecchie segnalazioni, per raccogliere informazioni dai locali e quindi auspicabilmente aggiungere ulteriori, nuovi elementi di conoscenza.
La volontà della Soprintendenza, al momento, è quella di proseguire nella ricerca, di definire bene il sito, comprenderne l’estensione, la cronologia, la o le funzioni.
Ciò renderà disponibili agli studiosi elementi di novità che permetteranno di approfondire la conoscenza delle tecnologie e tecniche costruttive adottate in questa parte del territorio del mondo romano. Un’altra fornace è stata portata alla luce in questi giorni a Genova, ma al momento queste sono le sole fornaci romane note in Liguria.
Il quadro conoscitivo che deriverà dall’indagine sul campo dovrà essere tale da permettere di individuare con coerenza e consapevolezza le azioni più idonee per la sua tutela ed eventualmente, qualora se ne riconoscano le condizioni, la sua valorizzazione. Al momento è assolutamente prematuro potersi esprimere in merito”.