Genova – Slitta ancora, ma di soli 15 giorni, la decisione sulla possibilità di rinviare a processo o meno per l’unica indagata per l’omicidio di Nada Cella, la ragazza di 24 anni trovata barbaramente trucidata nell’ufficio dove lavorava a Chiavari, il 6 maggio del 1996. A stabilirlo il giudice per le indagini preliminari Angela Nutini che di fatto concede altri 15 giorni per cercare di trovare elementi decisivi per una svolta nelle indagini che potrebbero far pesare l’ago della bilancia pro o contro il processo che forse non ha al momento concrete speranze di andare avanti.
Una quindicina di giorni sembrano pochi per avere novità dalla perizia sul DNA che aveva fatto riaprire le speranze per poi essere ridimensionata e sono pochi per trovare la super testimone che, in 28 anni, non è saltata fuori per raccontare agli inquirenti ciò che diceva nel corso di telefonate a varie persone.
Una donna che avrebbe visto l’attuale indagata davanti all’ufficio dove lavorava Nada Cella e che raccontò di averla vista “sporca” forse di sangue.
Di lei sappiamo che era probabilmente anziana all’epoca e che frequentava gli ambienti religiosi nei quali l’attuale indagata aveva vissuto e che potrebbero aver un ruolo non secondario nell’evoluzione delle indagini ai tempi delle prime lacunose indagini.
Resta invece la nuova “pista” aperta da un familiare di Nada Cella che ha raccontato di aver ricevuto dalla ragazza delle confidenze circa “strane cose” viste nell’ufficio dove lavorava e che potrebbero avere un ruolo in ciò che è avvenuto.
Anche in questo caso sarebbe molto importante che eventuali testimoni uscissero dall’ombra per dare Giustizia ad una ragazza uccisa 28 anni fa e ai suoi familiari che, da allora, attendono di sapere chi abbia ucciso Nada e per quale motivo.
In attesa anche l’unica indagata per l’omicidio e che oggi ha preferito non essere in aula. La donna era già entrata (ed uscita scagionata) dalle indagini, all’epoca dei fatti e ci è rientrata per alcuni “indizi” che non sembrano rappresentare elementi “decisivi”.
Il rischio quindi è che ancora una volta le indagini finiscano in un nulla di fatto.