Targa ricordo Roldano cane di Giovanni Andrea DoriaGenova – Non tutti sanno che, in via Pagano Doria, alle spalle del celebre Palazzo del Principe voluto dai Doria, si può ancora ammirare la targa che Giovanni Andrea Doria, nipote del grande Ammiraglio genovese, volle per il suo inseparabile cane: Roldano.
Come molte altre cose rare e splendide non è facile da scovare, semisepolta da erbacce e incuria, ma chi la trova ne resta sempre affascinato perché risale al 1605 (quasi 420 anni fa), perchè tutto sommato è ancora in buone condizioni nonostante il disinteresse e l’incuria di secoli di amministratori pubblici e perché racconta una storia che potrebbe essere avvenuta ieri.
Si tratta della targa in memoria di Roldano, un cane che il Re di Spagna, Filippo II regalò al nipote del grande Andrea Doria, Giovanni per ringraziarlo del suo costante appoggio al regno di Spagna.
Giovanni Andrea Doria era un principe ed apparteneva ad una delle famiglie nobili più ricche e potenti di Genova e alla corte di Filippo II si raccontava che la famiglia genovese pranzasse in piatti d’oro e con posate d’argento e che ogni volta la servitù, finito il pasto, gettasse in mare tovaglia e stoviglie, difficile dunque trovare qualcosa che il principe non avesse o che potesse sembrare “inadeguato” come dono offerto da un Re.
Così Filippo II decise di donare al principe genovese un magnifico cane, Roldano.
Un regalo a quanto pare azzeccatissimo visto che Giovanni Andrea Doria se ne innamorò subito e lo volle per tutta la vita sempre vicino e degno di tutti gli onori.
Giovanni lo chiamava Gran Roldano, a testimonianza del grande amore e del legame che li univa.
Lo volle ritratto in molti quadri che ancora oggi sono visibili in diverse collezioni. Un privilegio raro in tempi nei quali si badava molto ai “messaggi” inviati con quadri e dipinti, al punto da poter “leggere” rapporti diplomatici, di potere e persino “occulti” in molte tele.
Purtroppo Roldano non era eterno e come tutti i cani giunse la fine.
Sappiamo dalla lapide a lui dedicata che morì nel settembre del 1605 e il dolore per il suo padrone fu tale che volle che venisse seppellito ai piedi della enorme statua “del Gigante” che sovrastava il palazzo del Principe.
A ricordare in eterno Roldano e la grande amicizia, il principe Giovanni Andrea Doria volle una lapide: quella di cui parliamo qui e che riporta questa iscrizione

QUI GIACE IL GRAN ROLDANO CANE DEL
PRINCIPE GIO. ANDREA DORIA IL QUALE
PER LA SUA MOLTA FEDE E BENEVOLENTIA
FU MERITEVOLE DI QUESTA MEMORIA ET
PERCHE’ SERVO IN VITA SI’ GRANDEMENTE
D’AMBIDUA LE LEGGI FU ANCO GIUDICATO
IN MORTE DOVERSI COLLOCARE IL SUO CENERE
APPRESSO DEL SOMMO GIOVE COME VERAMENTE
DEGNO DE LA REAL CUSTODIA
VISSE XI ANNI ET X MESI MORSE IN SETTEMBRE DI 1605 GIORNO 8 HORA 8 DE LA NOTTE

Chi desidera ammirare la lapide deve armarsi di tanta pazienza e perlustrare la via Pagano Doria, alla ricerca del prezioso monumento.
In una città “normale” farebbe parte di un percorso turistico, magari assieme a ciò che resta della statua del Gigante, oggi semisepolto nel giardino di un privato, ma siamo a Genova e i Turisti, si sa, danno più che altro “fastidio”.
Dal passato emerge un’altra curiosità sul Gran Roldano e riguarda una storia che circola tra i bene informati sulla storia cittadina.
Si racconta infatti che, nell’Ottocento, la sepoltura di Roldano venne rimossa e la targa collocata dove si trova oggi. Le spoglie mortali del cane vennero ritrovate e trafugate misteriosamente.
Qualche tempo dopo una nobile signora iniziò a presenziare alle occasioni mondane mostrando un paio di orecchini che raccontava essere stati realizzati con i denti canini (di nome e di fatto) del Gran Roldano.
La leggenda metropolitana racconta che, dopo che il fatto divenne pubblico, esplose la moda degli orecchini con denti di cane e che alcuni orefici senza scrupoli abbiano venduto decine e decine di orecchini assicurando che i denti incastonati fossero proprio quelli di Roldano.
Un fatto piuttosto improbabile visto che i cani hanno “solo” 4 canini: due sull’arcata superiore e 4 sull’arcata inferiore.

Roldano cane di Giovanni Andrea Doria quadro Villa del Principe Genova

Il cane Roldano è protagonista di una tela dipinta da Aurelio Lomi, artista pisano attivo a Genova tra il 1597 e il 1604, nella quale un elegante paggio è intento a strigliare l’animale con una spazzola d’argento. Il dipinto – olio su tela – è conservato nella Villa del Principe.
Nella simbologia il cane è simbolo di fedeltà incrollabile (celebre il cane Argo di Ulisse) e di un legame fortissimo tra padrone e animale. Particolare che, però, al giorno d’oggi, assume un significato molto meno “nobile” e che può persino risultare offensivo.
In certi ambienti di fanatismo religioso musulmano, ad esempio, il cane è un animale “impuro” e non è certo elegante farne dono.
Ma in realtà, come spesso succede nella lettura deviata del Corano, si tratta di una “interpretazione” perché quella del cane è una delle carni impure e vietate nell’alimentazione. Più che un giudizio di merito, una prescrizione sanitaria ai tempi nei quali il libro sacro dei Musulmani è stato scritto.
Un pò come se si dovessero leggere “alla lettera” i brani della Bibbia dei Cristiani per farne “regole” per il vivere di oggi.

(Foto da Facebook – Sei di Oregina se – pubblicata da Marina Criste)