Levanto (La Spezia) – Una super trappola in grado di catturare un intero branco di cinghiali, cuccioli compresi, che poi vengono uccisi dagli agenti della vigilanza regionale e infine “donati” ai cacciatori per alimentazione umana. E’ la denuncia presentata dalle associazioni Animalisti Genovesi, GAIA Animali e Ambiente, LAV, La Collina dei Conigli, AnimaLiberAction che chiedono che il denaro dei cittadini liguri non venga utilizzato per sovvenzionare la “guerra” ai cinghiali e a tutta la fauna selvatica.
Secondo la testimonianza degli ambientalisti anche la Regione Liguria, da oltre un anno, si sarebbe dotata del terribile congegno Pig Brig Trap, una trappola di brevetto americano di ultima generazione e dai costi elevati (circa 3000 dollari cadauna, circa 2600 euro) con la quale sarebbero stati catturati anche recentemente interi branchi di cinghiali come quello di Levanto, qualche giorno fa, e composto da ben 17 esemplari.
In pratica si tratta di un recinto di reti molto robuste che viene sorretto da una serie di pali in metallo che si azionano, sollevandosi improvvisamente, creando una sorta di recinto insuperabile.
Sempre secondo la denuncia degli ambientalisti verrebbero effettuate diverse operazioni di foraggiamento – sulla cui legalità ci sarebbero dubbi – per abituare gli animali a tornare in un medesimo punto, scelto per la trappola.
Quando gli animali sono abituati a recarsi in un determinato posto perché convinti di trovare cibo in abbondanza, scatta la trappola che viene posizionata proprio attorno al punto dove si trova il cibo.
“I selvatici rimasti imprigionati nella grande rete sollevata – spiegano gli ambientalisti – cercano inutilmente di uscire. Una povera madre cercherà invano di portare in salvo i propri figli mentre urlano disperati e alla fine, dopo lunghe ore estenuanti di terrore, verranno uccisi a sangue freddo”.
Nell’episodio denunciato a Levanto, gli ambientalisti sostengono che vi sia stata anche la cessione di una parte dei cinghiali “ai cacciatori” che ne avrebbero fatto “autoconsumo”, ovvero se ne sarebbero cibati.
Le associazioni denunciano inoltre i mancati investimenti per la più utile prevenzione e per la messa in opera dei metodi non crudeli, come suggeriscono da anni i più illustri esperti del settore della fauna selvatica.
“Bisogna trovare un equilibrio di convivenza e porre rimedio alla distruzione, alterazione e destabilizzazione del loro ecosistema, causato dall’attività venatoria che ha trasformato i boschi in trincee di guerra, con il benestare di politici che proteggono una minoranza di cacciatori, e prendere atto della riduzione del loro habitat causato dall’occupazione di costruzioni invasive”.
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