Genova – Un presidio di protesta, nella zona di via Baleydier, vicino ai varchi portuali e alla sede di Music For Peace per dire basta alle violenze e al genocidio del popolo palestinese ad opera dell’esercito israeliano.
Avevano promesso di non voler restare in silenzio e così è stato ed un migliaio di persone ha partecipato questa sera alla manifestazione Ultimo Grido per Gaza, organizzata da diverse associazioni indignate per quanto avviene, nell’apparente disinteresse internazionale, nella Striscia di Gaza dove decine di migliaia di donne e bambini sono già morti senza avere alcuna responsabilità per l’attacco terroristico ad Israele dello scorso 7 ottobre.
Bombardamenti, sparatorie sulla folla ma soprattutto città distrutte sistematicamente e blocco dei rifornimenti di cibo e acqua stanno trasformando Gaza nella versione moderna del Ghetto di Varsavia dove migliaia di ebrei vennero deliberatamente affamati dalle truppe naziste che già pianificavano la Soluzione finale e i campi di sterminio dell’Olocausto.
Un disperato e rumoroso appello per chiedere che il Governo italiano intervenga con decisione per chiedere la pace ma soprattutto la cessazione immediata del genocidio palestinese ad opera di estremisti religiosi e fanatici della ultra destra sionista.
Un orrore che va avanti da mesi e che nonostante le numerose censure e condanne non sembra turbare più di tanto la comunità internazionale che non riesce a trovare la forza per bloccare le violenze, i massacri e il deliberato sterminio di uomini, donne e bambini che non hanno alcuna responsabilità nel conflitto.
Nell’appello alla cittadinanza si legge che “Gaza muore di fame: il genocidio entra nella fase finale, e Israele prepara così una terra finalmente davvero senza popolo. Affamando, assetando, bombardando.
A Gaza suonano le sirene delle ambulanze, che danno voce ai condannati a morte per fame e bombe. Quelle sirene dicono al mondo che non c’è più tempo.
Non possono fare altro, a Gaza: perché i governi del cosiddetto “mondo libero” stanno con Israele. Con il carnefice, non con la vittima. Anche il nostro governo continua a sostenere Israele: impedendo la sospensione dell’accordo con l’Unione europea; continuando a vendergli armi; coprendolo in ogni modo. Il nostro governo ha le mani sporche di sangue.
Ebbene, noi vogliamo rompere questo mostruoso muro di silenzio.
Vogliamo fracassarlo, e liberare la verità.
Vogliamo disertare questo silenzio di morte.
Vogliamo unire le nostre sirene e le nostre campane alle sirene delle ambulanze di Gaza.
Domenica 27 luglio, alle 22, facciamo suonare a distesa le campane dei palazzi comunali, quelle delle chiese, e ogni sirena possibile: ambulanze, navi, barche, porti. Suoniamo ogni fischietto, battiamo le pentole. Facciamo più rumore, più chiasso, più fracasso possibile. Facciamolo insieme: nelle piazze e sulle spiagge. Facciamolo sui balconi e alle finestre. Facciamolo sui social. Facciamolo dappertutto.
Che ci sentano fino a Gaza: perché sappiano di non essere soli. Che ci sentano nei palazzi del potere italiano: perché lì sappiano, invece, che sono soli; e che la verità ha il potere di fracassare il silenzio dei complici e dei vili.
Ci sentiamo impotenti di fronte all’enormità di quel grande campo di concentramento in cui Israele ha trasformato Gaza.
Lo saremo davvero solo se rimarremo muti di fronte allo scandalo della fame usata come arma di sterminio di massa: ma noi, il popolo dei sudari, delle luci, delle sanzioni popolari, non ci fermiamo.
Non rimarremo in silenzio, mentre la gente di Gaza viene sterminata”.