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Vespa velutina a Genova, trovato enorme nido a Sant’Ilario

nido vespa velutina sant'IlarioGenova – Un enorme nido di Vespa velutina, l’insetto killer delle api e pericoloso anche per l’uomo tra le creuze di Sant’Ilario. A segnalare la presenza del nido, l’ennesimo ritrovato in citta e alcune famiglie che abitano nella zona.
La grossa “damigiana” di color cartone oscilla pericolosamente sul tracciato di una delle crose che dalla chiesa di San Rocco di Nervi si arrampica sulla montagna, tra scenari da sogno e antiche fasce costruite a mano.
“Segnaliamo la presenza del nido da agosto – spiegano i residenti – ma nessuno interviene. Sono saliti i vigili del fuoco ma ci hanno risposto che, per loro, non è una emergenza e quindi non possono intervenire”.
Il nido, nel frattempo, cresce ogni giorno di più e basta osservarlo per pochi minuti per rendersi conto che all’interno ci sono migliaia e migliaia di grosse e pericolose vespe.
“La nostra preoccupazione è che il vento possa farlo cadare – spiegano ancora i residenti – e che gli insetti possano attaccare bambini e anziani che abitano qui attorno. Ci sembra incredibile che nessuno si interessi di queste bestiacce che stanno invadendo la Liguria e uccidono api e insetti impollinatori ma attaccano anche l’uomo se si avvicina troppo al nido”.
Preoccupazioni tutt’altro che esagerate visto che ogni anno, nella vicina Francia, dove l’insetto è ormai insediato, si registrano decessi e non solo di persone allergiche.
Gli esperti, infatti, spiegano che una puntura può essere sufficiente ad uccidere un uomo se si tratta di un soggetto allergico ma che 4 o 5 mandano in ospedale un uomo forte e robusto e un numero superiore potrebbe essere mortale anche per chi gode ottima salute.
“Un pericolo ampiamente sottovalutato – spiegano gli Amici delle Api, associazione che si occupa di difendere i preziosi insetti impollinatori – perché ancora non abbiamo la concentrazione di nidi di altri paesi europei ma questo dovrebbe essere uno stimolo per combatterle invece di restare ad aspettare di avere nidi ovunque”.
Insieme alle associazioni degli apicoltori, sensibili sin dal primo momento all’invasione delle velutine perché si cibano letteralmente di api, gli Amici delle Api sensibilizzano quante più persone possibile condividendo foto e immagini dei nidi sulle pagine social ma anche cercando di smuovere le acque rispetto ad una gestione del problema che presenta ancora parecchie lacune.
“Basta pensare – spiegano – che da Deiva Marina a Cogoleto ci risulta esserci un solo neutralizzatore della Regione Liguria. Una sola persona che, nel tempo libero, essendo un volontario, dovrebbe eliminare decine e decine di nidi segnalati in tutta la provincia di Genova, la più grande della Ligura. Nello spezzino, nel savonese e nell’imperiese ci sono squadre di neutralizzatori e non capiamo cosa stia bloccando la zona di Genova”.
I neutralizzatori in realtà ci sarebbero e sono già stati formati da appositi corsi organizzati (e pagati) dalla Regione ma, ad oggi, a distanza di oltre un anno dal corso, nessuno dei neutralizzatori che ha passato la prova ed è “certificato” può intervenire perché, ufficialmente, non ha il permesso di farlo.
“E’ tutto lasciato all’improvvisazione – spiegano gli Amici delle Api – e purtroppo le associazioni apistiche non riescono a farsi valere. Un peccato perché crediamo che gli apicoltori dovrebbero essere i primi a pretendere una lotta dura alla velutina”.
L’iniziativa è lasciata al singolo, alla disponibilità a mettersi in gioco correndo anche qualche rischio.
Le armi contro le velutine ci sarebbero ma mancano i fondi per usarle, le autorizzazioni e persino – incredibile a dirsi – persino la mancata iscrizione della vespa velutina tra le specie che possono essere oggetto dell’uso di antiparassitari specifici.
“E’ il caso del cosiddetto “cavallo di troia” – raccontano in forma anonima gli apicoltori – che, al momento, è uno dei sistemi più efficaci a disposizione. Si tratta di catturare delle vespe velutine in caccia e di posare una goccia di un prodotto insetticida sulla schiena dell’animale per poi liberarlo. L’insetto vola sino al nido e per effetto di un comportamento sociale, le vespe si “puliscono” tra loro e si passano sostanze nutritive e facendolo spargono il principio attivo a tutta la colonia e si avvelenano l’una con l’altra. In Francia e Spagna è molto usato ma in Italia è proibito”.
Una soluzione mirata e, tutto sommato, facile da mettere in campo ma che fa correre a chi la usa concreti rischi di sanzioni e multe da capogiro.
La motivazione rasenta il ridicolo: il principio attivo dell’insetticida non è registrato per l’uso sulle velutine e quindi non può essere usato per quello scopo.
Per intendersi, lo stesso principio è presente in prodotti che si usano per difendere cani e gatti da pulci e zecche ma gli apicoltori non possono usarlo per combattere le velutine che gli distruggono interi allevamenti.
Sono stati fatti diversi tentativi ma senza esito.
“Il principio attivo è prodotto normalmente per un uso diverso – spiegano ancora gli apicoltori e quindi non occorre nessuna ricerca o studio costoso. Solo che la registrazione per uso in apicoltura ha un costo rilevante (pare centinaia di migliaia di euro) e le case produttrici non intendono spenderli per un mercato che certamente non coprirebbe neppure le spese. Siamo vittime di un circolo vizioso cui solo la politica potrebbe rimediare”.
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